Brindisi la più penalizzata dalla fusione delle camere di commercio con quella di Taranto.

Il Pres. della Regione Puglia Michele Emiliano ha nominato i 32 membri che costituiranno l’organigramma della Camera di commercio unica fra le province di Brindisi e Taranto. Nella ripartizione delle nomine, a Brindisi ne sono spettate 9 su 32, un rapporto che, a detta del presidente della Confesercenti Brindisi, Michele Piccirillo, non in proporzione con l’entità quantitativa di imprese registrate nella provincia, 42 mila, a fronte delle 45 mila presenti nella provincia jonica, una differenza che non giustifica il rapporto 9 a 23.
La fusione delle camere di commercio, così come quella delle province sotto una certa soglia di abitanti, era stata un’idea della stagione politica del governo tecnico guidato da Mario Monti, nato nel 2011 con le fattezze mal celate di un golpe finanziario, che utilizzava la clava dello “spread” per assetare alla nostra economia una manovra all’insegna dell’austerità e del controllo rigoroso della spesa pubblica. Emblema ne fu la legge “Fornero” sulle pensioni. Gli italiani, si diceva, hanno vissuto troppo al di sopra delle proprie possibilità (sic!) Sparirono anche sede distaccate dei tribunali e camere del lavoro.
L’accorpamento delle due camere di Commercio è stato poi sancito da una legge del 2018. Nel frattempo Confesercenti, che aveva già mosso un ricorso presso il Tar di Lecce, non accolto, e d attende l’esito di quello portato all’attenzione del Consiglio di Stato, chiede almeno che, malauguratamente la fusione non possa essere scongiurata, si giunga perlomeno ad un riequilibrio nell’espressione territoriale del nuovo ente, che non penalizzi troppo la provincia adriatica. Anche il Consiglio comunale della città capoluogo si è espresso recentissimamente contro la perdita dell’autonomia camerale.
Al momento i commissari dei due enti sono Gianfranco Chiarelli per Taranto e Antonio D’Amore per Brindisi.