Il caso carcere di Bari | Dichiarazioni shock del SAPPE su torture

Nella notte del 27 aprile 2022, il carcere di Bari è stato teatro di gravi fatti che hanno scosso l’opinione pubblica. Undici poliziotti, tre infermieri e un dottore sono stati messi sotto accusa in seguito agli eventi che hanno coinvolto un detenuto, e le dichiarazioni del Segretario Nazionale del SAPPE, Federico Pilagatti, fanno emergere nuove prospettive sulle responsabilità di questa vicenda.
Il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, aveva precedentemente scelto di riservare commenti sulla vicenda, rispettando il lavoro della magistratura inquirente. Tuttavia, in un paese libero e democratico, il sindacato sente ora la necessità di esprimere alcune considerazioni, evidenziando aspetti ritenuti fondamentali.
Il Segretario Nazionale del SAPPE innanzitutto ringrazia i Magistrati dell’accusa per aver sottolineato l’estrema gravità della situazione affrontata dalla polizia penitenziaria quella notte. È stato evidenziato il comportamento “irriguardoso, violento, minaccioso, irrispettoso” del detenuto, la cui pericolosità era nota agli operatori.
Tuttavia, Pilagatti solleva interrogativi sulla gestione dell’emergenza da parte dei poliziotti. Secondo il sindacato, la violazione principale sarebbe stata il tentativo di salvare la vita del detenuto e di mettere al sicuro gli altri 130 ristretti della sezione, esponendosi al pericolo del fumo. La decisione di agire senza attendere i rinforzi, considerando il ridotto numero di poliziotti in servizio quella notte, potrebbe aver messo a repentaglio la sicurezza di tutti.
Il SAPPE sottolinea che, nonostante il video che mostra il comportamento discutibile dei poliziotti, è importante indagare sulle decisioni che hanno portato il detenuto alla seconda sezione. Pilagatti solleva dubbi sulla scelta di collocare un detenuto con seri problemi psichiatrici in una sezione ordinaria anziché sotto sorveglianza sanitaria e psichiatrica nel centro clinico.
Il Segretario Nazionale del SAPPE critica anche le condizioni delle strutture carcerarie, sottolineando che detenuti affetti da gravi patologie vengono trasferiti senza la dovuta attenzione alle sezioni detentive, con personale non specializzato.
Infine, Pilagatti afferma che, sebbene il comportamento dei poliziotti sotto stress sia condannabile, questi hanno agito in una situazione di estremo pericolo e stress, evitando il peggio per tutti. Egli esorta a punire i responsabili delle azioni deplorevoli, ma senza etichettare l’intera vicenda come “tortura”, affermando che tale termine non rispecchia quanto accaduto realmente quella notte.
La vicenda del carcere di Bari solleva quindi questioni cruciali sulla gestione delle emergenze, la sicurezza delle strutture carcerarie e la necessità di un approccio equilibrato nell’affrontare situazioni di estremo pericolo.