La politica leccese insidiata da inaccettabili commenti su Facebook.
In questi giorni, il sindaco di Lecce Carlo Salvemini ed il suo assessore alle Politiche Urbanistiche Rita Miglietta, sono stati oggetto di commenti insultanti o contenenti velate minacce alle loro persone, su profili o pagine Facebook.
La prima vicenda risale a pochi giorni fa. Sulla pagina Facebook della locale Lega Navale, si parlava del problema della Darsena di Frigole, frazione del comune di Lecce posta sul litorale Adriatico, e si criticavano le politiche dell’attuale amministrazione in materia di gestione degli spazi concessi alle imbarcazioni. In una discussione del tutto lecita, sono apparsi però due commenti che presentavano insulti di carattere sessista all’assessore Miglietta, che il gestore della pagina ha provveduto a rimuovere assieme all’intero post, prendendo le distanze più totali da quei commenti ed osservando che il contenuto della discussione era limitato a critiche di carattere politico, che non vi era in esso alcun attacco alla persona. Rita Miglietta, ha tuttavia reagito sostenendo come siano pronte a partire le denunce per l’accaduto.
Carlo Salvemini, dal canto suo, che con il suo assessore aveva prontamente solidarizzato dopo lo scabroso accaduto occorsole, si è a sua volta trovato oggetto di un quantomai sgradevole commento postato da una signora sotto un post di discussione come tanti altri sui social, che lo stesso sindaco ha provveduto a riportare sul proprio profilo ufficiale, per stigmatizzare il clima d’odio che può portare qualcuno, addirittura, a preferire “una pallottola in testa” nei confronti del primo cittadino, in virtù del suo operato.
Il sindaco, senza voler al momento dare l’impressione di voler infierire sulla pessima uscita di questa utente, ha ironicamente chiuso il suo messaggio di commento sostenendo comunque di voler conservare il contenuto di quel commento. “Pe llu ci sape…”, ha scritto, in dialetto salentino. Come a dire, casomai dovesse rivelarsi necessario…
Vicende di questo tipo fanno riflettere sulla totale ignoranza che alcune persone hanno del fatto che, scrivere commenti sulla Rete, quand’anche li si scriva restando alla pura espressione di un sentimento di rabbia, legittima o no che sia, può voler dire esporsi a tutte le conseguenze del caso, rispondendo poi personalmente di reati previsti dal codice penale.
L’adagio “le parole sono pietre” vuol dire, innanzitutto, che la forza delle opinioni, anche nella critica più feroce e serrata, si dimostra tanto più forte quanto più forti sono le argomentazioni che, in maniera civile, si portano a supporto del proprio malcontento. Che ricorrere alle minacce, o agli insulti gratuiti e volgari, svilisce alla base anche le rivendicazioni più legittime.