Carceri italiani e pugliesi: Le “amnesie” di Antigone, Radicali e Politici
Il 2023 si chiude con un amaro bilancio per le carceri italiane e, in particolare, pugliesi. Gruppi come i Radicali, Antigone, e alcuni politici, che per gran parte dell’anno hanno ignorato la problematica carceraria, ora monopolizzano l’attenzione mediatica. Il sindacato SAPPE, rappresentante della polizia penitenziaria, denuncia quotidiane ovvietà, come il sovraffollamento, già da tempo evidenziato dai sindacati stessi.
Le dichiarazioni di questi “professionisti del carcere,” come li definiva Sciascia, sembrano concentrarsi sulla questione del sovraffollamento come il male principale del sistema penitenziario. Tuttavia, il SAPPE sottolinea che la realtà è variegata, con regioni come la Puglia che raggiungono il 70% di sovraffollamento, mentre altre sono in linea con le capacità previste.
Una delle principali “amnesie” denunciate dal SAPPE è la situazione dei detenuti con problemi psichiatrici, trasferiti nelle normali sezioni detentive dopo la chiusura dei manicomi giudiziari. Questi detenuti, carenti di cure specialistiche, diventano sempre più problematici, comportandosi in modo aggressivo verso gli altri detenuti e il personale penitenziario. La mancanza di trattamenti adeguati si traduce in una spirale di peggioramento.
Il sindacato propone soluzioni come alleggerire le carceri per i detenuti stranieri, rimodernare gli obsoleti penitenziari e ampliare le misure alternative. Tuttavia, critica l’omissione delle reali cause del sovraffollamento da parte di organizzazioni come Antigone e i Radicali.
Un’altra “amnesia” evidenziata riguarda la salute dei detenuti e del personale penitenziario. Mentre si critica giustamente lo spazio ristretto per i detenuti, si trascura il problema del fumo passivo, che colpisce anche i non fumatori e i poliziotti per 24 ore al giorno.
Il SAPPE rileva anche il ruolo depotenziato della polizia penitenziaria, con organici ridotti e detenuti violenti che agiscono indisturbati, a scapito dei più vulnerabili. Si sottolinea la necessità di affrontare la questione carceraria in modo corale e concreto anziché per interessi di parte.
L’attenzione è rivolta anche a organizzazioni come Antigone, che, nonostante operino all’interno delle carceri, sembrano ignorare gravi disfunzioni, come la mancanza di adeguate strutture sanitarie per detenuti con patologie gravi.
Il SAPPE conclude sottolineando la necessità di una gestione statale delle carceri, con risorse adeguate per il personale e un’impostazione che risponda ai dettami costituzionali garantendo una vera possibilità di reinserimento per i detenuti meritevoli e isolando coloro che minano la legalità nelle carceri italiane.