Assuefarci all’ecatombe di Gaza ?

Il terzo millennio ci ha messo a contatto con una sequenza di guerre, e di disastri umanitari causate dalle guerre, senza alcuna soluzione di continuità. E’ stato soprattutto il Medio Oriente, dopo la criminale aggressione all’Iraq voluta dagli USA nel 2003, e giustificata con quell’inaudita menzogna della fiala mostrata mostrata dal Segretario di Stato dell’amministrazione Bush Colin Powell in una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ad essere il teatro di una sequenza spaventosa ed inestricabile di massacri e torture, eccidi e stragi, violenze e inconcepibili deprivazioni ai danni dell’essere umano.
Non è obiettivo di questo contributo riepilogarli, occorrerebbero enciclopedie. Ma ci sembra giusto sottolineare come tutto sia cominciato, con quell’oscenità dell’aggressione ad un paese sovrano, per quanto governato da un personaggio che certamente non avrebbe mai potuto competere per il Nobel per la pace (Saddam Hussein) giustificato con la ridicola e pretestuosa pratica de “l’esportazione della democrazia”. Il caso dell’Iraq avrebbe avuto una replica, altrettanto catastrofica, nell’aggressione alla Libia del 2011, la boria insopportabile di alcuni leader occidentali di insegnare agli “altri” come debbono vivere avrebbe portato alle cosiddette “primavere arabe”, il cui unico risultato tangibile è stato la destabilizzazione di Paesi già gravati da enormi problemi interni, la fuga disordinata dagli stessi, le tragedie nelle traversate marittime o dei deserti…qualcosa di inenarrabile solo a pensarci, di cui è assolutamente impossibile provare a tenere una contabilità mortuaria.
In questa parta finale dell’anno è toccato di nuovo alla Terra Santa. Certo, gli attentati del 7 ottobre compiuti da Hamas…ma quegli atti orribili hanno alle spalle quasi 80 anni di quotidiana prevaricazione ed umiliazione, a senso unico, che continuano sistematici in Cisgiordania, l’altro pezzo di terra lasciato in gestione al popolo palestinese. Lasciamo comunque da parte la questione palestinese dal punto di vista storico. La reazione del governo israeliano, da cui molti israeliani, testate giornalistiche come Haaretz ed ebrei in giro per il mondo si sono totalmente dissociati, ha trasformato la disgraziata Striscia di Gaza in un luogo che, già adesso, entra di diritto fra i luoghi da additare per dimostrare quanto diabolica sappia essere la specie umana, e senza temere paragoni con alcuno fra gli altri. Le atrocità materiali, senza dimenticare le punte di disumanità, anche verbale, utilizzate in questi mesi dai rappresentanti dello Stato di Israele, hanno causato decine di migliaia di vittime, rovinato l’esistenza dei due milioni e mezzo di palestinesi che abitavano quel pezzo di terra, da ospiti mal sopportati in casa loro.
La vera insidia allora è, come per le altre crisi umanitarie del terzo millennio, (e senza dimenticare quelle provocate dagli eventi naturali, che contribuiscono comunque a questa sensazione di inflazione catastrofica) di assuefarsi gradualmente al susseguirsi dei bollettini: 50, 100 o più morti in un attacco in un campo profughi, altrettanti in una struttura civile, ogni giorno, cominciano a fare, gradualmente, meno impressione di quanta ne facessero i primi giorni. La mente umana, anche quella più sensibile, ad un certo punto comincia ad accettare questo stato delle cose come “normale”, per semplice autodifesa, per cercare sollievo da tanto orrore. Gli artefici di questa barbarie, con alle spalle fior di esperti della psicologia di guerra, puntano anche su questo fattore.