Foibe: Il valore della verità. Intervista al sen. Roberto Menia

Foibe: Il valore della verità. Intervista al sen. Roberto Menia La tragedia delle foibe fu una tragedia tutta italiana ove si consumò da parte dei partigiani comunisti slavi, un autentico genocidio nei confronti della inerme popolazione italiana del confine orientale della Patria.
Questo pezzo di storia, questo assassinio di massa che provocò la morte di 20 mila italiani e l’esodo di 350 mila istriani, dalmati e giuliani dalle loro terre e dalle loro case, è stato per oltre sessant’anni sottaciuto o minimizzato.
Un pezzo di storia amarissima, per troppi anni occultato, che lega il nostro Paese alla guerra ma che oggi deve rappresentare un importante momento di riflessione affinché quegli orrori non si ripetano mai più.
Foibe: Il valore della verità. Intervista al sen. Roberto Menia
- Senatore Menia lei e Ignazio La Russa furono i primi firmatari della L del 2004 che ha istituito il “Giorno del ricordo” al fine di ufficializzare quest’immane massacro. Cosa rappresenta per Lei l’eccidio delle foibe?
Commemorare le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, l’eccidio dei nostri connazionali di Venezia Giulia, Istria e Dalmazia , è un dovere. Un atto di giustizia nei confronti di tanti nostri connazionali che, dimenticati volutamente dalla politica per troppi anni, sono risultati vittime anche del colpevole silenzio che ha avvolto quelle dolorose vicende.
I martiri delle foibe devono essere ricordati attraverso il confronto, la discussione, iniziative piene di contenuto che permettano di spiegare e capire per ripristinare una verità storica per troppo tempo strumentalmente oscurata. A noi il compito di tirare fuori quei volti, quei nomi e quelle storie dall’oblio.
- Senatore a chi è imputabile questa tragedia tutta italiana?
Indubbiamente al partito comunista, quello italiano che, cresciuto nel mito della Resistenza, fece sempre fatica ad ammettere i crimini di Tito. L’esodo avvenne quando l’Europa era ancora divisa in due blocchi, quello sovietico, vicino a Tito, e quello atlantico.
Dunque gli attori internazionali hanno in parte beatificato il boia degli italiani in quel frangente. 60 anni di silenzi. Migliaia di italiani fra il 1943 e il 1947 furono perseguitati e costretti a lasciare le loro case in Istria e Dalmazia e molti altri fucilati e gettati nelle voragini carsiche perché considerati “nemici del popolo” dalle milizie partigiane del maresciallo Tito.
Il Partito Comunista italiano cresciuto nel mito della Resistenza, ha sempre fatto fatica ad ammettere i crimini di Tito.
- Senatore Menia lei è un ex parlamentare di An e il padre della Legge n. 92 del 30/04/2004 istitutiva della Giornata del ricordo. Quanto è importante commemorare le vittime dei massacri delle foibe e il ricordo del massacro?
Con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 abbiamo istituito il 10 febbraio il “Giorno del ricordo”, solennità civile nazionale, per onorare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe.
Commemorare le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, l’eccidio dei nostri connazionali di Venezia Giulia, Istria e Dalmazia , è un dovere!
Un atto di giustizia nei confronti di tanti nostri connazionali che, dimenticati volutamente dalla politica per troppi anni, sono risultati vittime anche del colpevole silenzio che ha avvolto quelle dolorose vicende, per non dimenticare la sciagura nazionale che è parte integrante della storia comune.
E’ nostro dovere fare in modo che il 10 febbraio non diventi un appuntamento con il ricordo che sa tanto di sterile rito: un atteggiamento del genere non renderebbe onore ai caduti e svuoterebbe la commemorazione del suo significato più profondo.
Solo l’azione congiunta da parte nostra, vuole onorare i caduti la cui unica colpa, era quella di essere nati italiani.
- Senatore lei ravvisa un’omertà istituzionale, seppur è stata istituita la Giornata del ricordo, perchè non si fa nulla per dargli il giusto spessore?
Non vogliamo credere che la scarsa attenzione serva a non inflazionare ben altre proficue date del ricordo. Invitiamo gli studenti a chiedere ai professori cosa siano le foibe e come mai non sono presenti sui libri di scuola.
Auspico solamente che su tutti questi eventi dolorosi, si faccia conoscere e approfondire ai nostri ragazzi la tragedia degli italiani e di tutte le vittime dei foibe, per una contrarietà incondizionata verso ogni odio etnico e verso ogni forma di nazionalismi e totalitarismi cruenti e oppressivi.
- La ricorrenza del 10 febbraio (data del trattato di pace con cui l’Italia nel 1947 perse vasti territori al confine orientale) sovente suscita polemiche. Qual è il vostro parere su queste polemiche?
Il Giorno del ricordo ancora divide. E non solo l’Italia. Sulla questione delle violenze esercitate tra il 1943 e il 1945 dai miliziani di Tito in Venezia Giulia e della fuga degli italiani dalle terre annesse alla Jugoslavia si è taciuto per troppi anni. Sembrava una manifestazione di destra, e così la si è fatta apparire sia a destra che a sinistra, per cui è diventato un problema politico mentre è un problema della memoria collettiva. Si sta imponendo una verità precostituita, di matrice ideologica nazionalista, che non può essere messa in discussione.
Nel 2007, il discorso del presidente Giorgio Napolitano innescò una forte polemica con l’allora presidente croato Stipe Mesić e una risentita lettera privata del presidente sloveno Janez Drnovšek.
Da noi c’è stato un ritardo, da cui sono derivate anche crisi diplomatiche ma in maniera tardiva, siamo riusciti a salvare la memoria che stava sparendo, quella degli italiani dell’Istria, di Fiume e di Zara, permettendo la reintegrazione nella storia nazionale di quella componente adriatica, che ha un retroterra importante.
Ci sono voluti 60 anni per arrivare a un risarcimento morale delle vittime, 60 anni ci ha messo l’Italia per istituire il Giorno della ricordo, con il sì del parlamento alla legge Menia.
Sarebbe un tempo della storia quasi normale, in condizioni normali, ma qui è intervenuto un problema politico di voluta dimenticanza.
- Secondo lei la Destra si è appropriata di questa legge o l’ha strumentalizzata?
Sono entrato nel Movimento Sociale quando tutti (compresa la Dc) sottoscrivevano il trattato di Osimo. Il Giorno del ricordo ha da sempre rappresentato una tra le tante battaglie della destra, per dare il giusto riconoscimento ai nostri compatrioti uccisi dal regime comunista.
Poi, in Italia, da sempre si scontrano Guelfi e Ghibellini. La vera sfida, specie in un momento in cui i testimoni si stanno via via spegnendo, sarebbe quella di una memoria collettiva.
Una storia nazionale, il valore della verità. Per lungo tempo c’è stata un’omissione completa.
Le foibe hanno colpito fascisti e antifascisti, furono una manifestazione della violenza comunista.
L’Associazione CulturaIdentità rappresentata dal suo Presidente Carlo Moramarco, l’Archivio Museo Storico di Fiume – Società di Studi Fiumani di Roma, l’Associazione Nazionale Cultura Identità di Altamura e la Città di Altamura rappresentata dal sindaco Vitantonio Petronella, hanno voluto rendere omaggio alle vittime delle foibe attraverso l’affissione di una targa in ricordo degli Esuli Istriani, Fiumani, presso Campo 65 in Altamura, che negli anni ’50 – ’60 fu un centro di raccolta profughi del Ministero dell’Interno.
Centinaia di famiglie italiane furono sradicate dalle loro terre, costrette a lasciarle, dando vita ad un massiccio esodo verso le altre regioni italiane.
- Senatore cosa rappresenta per lei quella targa?
Sulla targa ricordo è impressa la sofferenza di tantissime famiglie italiane costrette a vivere in condizioni precarie nelle baracche che, durante la seconda guerra mondiale, vennero costruite per un campo di prigionia.
La targa è stata benedetta da Don Vincenzo Panaro delegato dall’Eccellenza Arcivescovo Mons. Giovanni Ricchiuti Vescovo della Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti.
Le celebrazioni del Giorno del ricordo rappresentano per me una missione civile, politica e culturale sia per conservare la memoria di una storia per troppi anni silenziata dalla propaganda italiana filo titina, sia per promuovere tra i più giovani, la conoscenza della tragedia delle foibe.
Sono tutti episodi che fanno parte della nostra storia e che non vanno dimenticati, dobbiamo sforzarci di far sapere, di far conoscere la nostra storia e questa immane tragedia ai giovani e a tutti gli italiani.
- Senatore qual è la sua mission, perché è legato a Campo 65 e alla Puglia?
Sono figlio di un’esule istriana, sono molto legato alla Puglia, a me molto cara perché proprio ad Altamura presso Campo 65 insegnò mia madre.
Molti istriani, fiumani e dalmati lasciarono le loro terre per sfuggire a quel massacro e molti italiani trovarono rifugio in Puglia.
Campo 65 è uno fra i 109 Centri Raccolta Profughi presenti nel territorio italiano in cui furono raccolti migliaia di istriani, fiumani e dalmati costretti ad abbandonare le proprie case e le proprie terre. A Campo 65 vorrei si sottolineasse l’importanza culturale del luogo per gli esuli istriani, fiumani e dalmati.
Ho voluto raccogliere le storie di un mondo che non c’è più, di luoghi che non si conoscono più per quel che erano. La mia mission è quella di dare giustizia a migliaia di infoibati e di esuli istriani e dalmati. E senza la presunzione di essere uno storico, ho iniziato a raccogliere testimonianze.
Ormai non c’è quasi più nessuno tra quelli che subirono 75 anni fa la violenza cieca delle foibe. Col loro carico di morti senza croce. Pochi sono quelli che diedero vita ad un esodo biblico di 350.000 persone, che fu un plebiscito di italianità e libertà. Esuli che si sparsero in 117 campi profughi in Italia, da Trieste a Termini Imerese, da Altamura a Laterina.
Tocca ai loro figli, ed io sono uno di questi, conservare quel che loro è stato donato.
Ridare agli italiani, tutti gli italiani, la memoria di quella tragedia incompresa. E ricucire i fili strappati della storia.
- Come combattere l’indifferenza e il pericoloso oblio che ancora avvolgono quei drammatici eventi?
È ora di far luce sulla vicenda , ed è anche ora, dopo 60 anni di silenzi ed insabbiamenti da parte delle istituzioni e del sistema politico, che nei libri scolastici questa vicenda venga raccontata con l’importanza che gli spetta.
Non possiamo accettare che la nostra generazione sia disinformata su una tragedia come quella delle foibe.


