L’INTERVISTA | Vittima di violenza racconta la sua storia: “Noi non abbiamo bisogno di consigli ma di aiuto”

“A volte ci sono giorni in cui sono bloccata. Penso al perché alcune cose accadono e se tu ne sia la causa e resto a riflettere sul perché non abbia reagito prima”.
Il racconto di Valeria – tutti i nomi di questa vicenda sono stati cambiati – e della sua relazione sentimentale è tormentato. Le pause lunghe nel suo racconto e gli occhi a tratti persi nel vuoto, come a voler trovare delle risposte al perché delle violenze subite negli ultimi anni, fanno pensare a una donna consapevole di quello che le è accaduto ma che allo stesso tempo è sorpresa di ascoltare il racconto della sua vita dalla sua stessa voce.
Valeria è una vittima di violenza, psicologica che fisica, da parte di quello che lei reputava il suo amore, colui che le aveva dato la forza di ricredere nell’amore, nel rispetto.
“Ho conosciuto Carlo quando avevo chiuso la mia seconda storia importante. Questo rapporto mi aveva segnata a tal punto che odiavo essere toccata da un uomo. … All’inizio è stato premuroso, attento, delicato. Poi qualcosa è cambiato”.
“Per stare insieme a lui avevo sistemato una casa. Forse ho accelerato i tempi ma avevo bisogno di essere amata e considerata come donna. Una sera eravamo sul divano, rilassati, lo stavo accarezzando, e così gli chiesi: ma tu mi ami? Come risposta ho ricevuto solo insulti e offese. È stato l’inizio della fine”.
Valeria racconta di una storia molto travagliata e della presenza costante di un’altra donna; quella che era l’ex moglie di Carlo con cui aveva avuto un bimbo e con la quale i rapporti, poi, aveva scoperto non essere del tutto interrotti. A tal punto che Valeria scopre che Carlo spesso è a casa della sua ex e non solo per questioni necessarie.
Questo stato di cose aveva portato a tensioni quotidiane, litigi e allontanamenti: “Mi ero anche dimagrita, stavo male. Tanto male che lo lascio. Decisi di andare da uno psicologo perché non avevo persone con cui parlare”.
Valeria cerca di riprendere in mano la sua vita, uscire con i suoi amici e ritrovare un suo equilibrio, la sua serenità.
“Era passata l’una di notte. Ero uscita con mio figlio e degli amici al bowling quando mi arriva una telefonata. Era lui che si era appostato sotto casa e mi chiedeva di parlarmi. Invece mi arriva un ceffone che mi fa raggelare il sangue. Mi ritrovo le mani al collo. Mi stava strangolando”. La prima aggressione.
Le azioni di violenza, di controllo e di pedinamenti sono continuate per settimane. Nonostante questo Valeria si sente ancora legata sentimentalmente a Carlo accettando anche dei regali e degli inviti a uscire. Ma dopo l’ennesima aggressione Valeria, grazie anche alle figlie, trova la forza per denunciare il suo aguzzino.
“Gli ho dato una seconda possibilità, una terza, una quarta possibilità. Ma una sera vedo il nome di una donna sul suo cellulare e gli chiedo spiegazioni. Questa fu la più brutta aggressione verbale e fisica che subii”.
Il racconto di Valeria è pieno di episodi umilianti capaci di svuotarla dalla forza di reagire finché dopo l’ennesimo litigio decide di dire basta.
“L’ultimo episodio è stato tremendo. A un certo punto, mentre mi picchiava, ha usato il telefono cellulare come un martello, me l’ha dato in testa così tante volte che sono quasi svenuta. I miei figli erano nella camera accanto e io avevo paura che potessero sentire”.
Valeria è allo stremo delle forze. Con molta fatica si è affida a una associazione che si occupa di aiutare donne vittime di violenza domestica.
“E stato un percorso lungo e anche doloroso ma grazie a queste donne eccezionali adesso posso dire che sto bene”.
Valeria a distanza di mesi dall’inizio del suo percorso ha ripreso il quasi possesso della sua vita. Pian piano è ritornata al suo lavoro che le dà grandi soddisfazioni.
Rivivendo la sua tragica vicenda Valeria lancia un messaggio a coloro che sono vicini a persone che stanno vivendo il suo stesso dramma: “Le donne vittime di violenza non hanno bisogno di consigli, hanno bisogno di aiuto”.