Il Lambrusco e la Cucina del Sud, storie di luoghi, uomini, donne e uva

Il Lambrusco e la Cucina del Sud, storie di luoghi, uomini, donne e uva Poche cose sanno identificarsi in un territorio come il vino. Cultura, tradizioni, costumi, storia diventano un tutt’uno e, sorso dopo sorso, si aprono al racconto per chi è pronto ad ascoltare e a meditare, magari socchiudendo gli occhi.
Di questo sono testimoni i vini d’Italia, insieme all’impegno faticoso del contadino, alla passione del viticultore, alla mano attenta dell’enologo ed alle cure premurose in cantina fino al momento della maturazione.
La riscoperta e la valorizzazione dei vitigni autoctoni può garantire all’enologia italiana grandi soddisfazioni ed il raggiungimento di traguardi internazionali altrimenti non immaginabili.
Nel mercato globale vince chi riesce ad offrire qualcosa di diverso, meglio se è unico ed inimitabile.
Si è conclusa ieri sera con una cena di gala l’evento “Il Lambrusco e la Cucina del Sud” che ha visto l’elegante location “Le Bubbole” nelle ex scuderie di Palazzo Gattini, dove opera una brigata di giovani talenti capitanati dalla chef e pasticcera Antonella, coadiuvata da Daniele e Amedeo ai fornelli, diventare “capitale” del buon vino emiliano e di tutto quello che ruota intorno a questa eccezionale bevanda legata, come nessun’altra, alla cultura e al territorio con le sue peculiari identità.
Calici e bottiglie, brindisi, degustazioni ma anche confronti per le eccellenze enologiche emiliane, con un fuoriprogramma d’eccezione: il Direttore del Consorzio Tutela Lambrusco Giacomo Savorini, ha presentato la nuova enologia emiliana, le nuove tendenze e i suoi protagonisti: i vini, gli uomini e le donne che lavorano nei vigneti e nelle cantine.
Il Direttore Savorini del Consorzio di Tutela del Lambrusco, ha unito le imprese vinicole della Provincia di Modena e Reggio Emilia, condividendo con impegno la promozione, la tutela e l’informazione ai wine lovers, della denominazione di origine controllata che hanno consolidato il successo e la fama del Lambrusco nel mondo. Ha presentato il Lambrusco come uno dei vini più intriganti e più diffuso al mondo, orgoglio di un’areale che ha visto un’esplosione del numero di giovani produttori che lavorano con la vasta e diversificata gamma di uve Lambrusco, per creare vini di pregio che riflettono la lunga storia vitivinicola della regione, in una zona vinicola che sta riuscendo ad ottenere sempre più consensi da parte di critica enologica, professionisti del settore e appassionati.
Ha partecipato un pubblico selezionato e qualificato, il ristorante ha aperto le sue porte a tutti gli appassionati e wine lovers innamorati dei vini del nord in un connubio apparentemente imperfetto con la cucina del sud.
Il sommelier Antonio Stelli ha fatto conoscere e apprezzare al tavolo d’assaggio circa dodici varietà della famiglia Lambrusco e ben sei le DOC che hanno la propria culla nelle due province: Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Salamino di Santa Croce, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Modena, Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa. Tra Modena e Reggio Emilia sono circa 10.000 gli ettari vitati dedicati ai Lambrusco. In queste terre, dalla pianura alla collina, sono ubicati i 70 produttori del Consorzio Tutela Lambrusco.
Una serata tutta da degustare, dunque, ma anche occasione per un confronto sui risultati delle attività intraprese e sui nuovi progetti nati dalla collaborazione tra Gambero Rosso e il Consorzio Tutela Lambrusco, sulla qualità raggiunta dall’enologia regionale, sugli affascinanti percorsi enologici e gastronomici.
I vini dell’Emilia e la cucina lucana del Ristorante Le Bubbole, sono solo la punta di diamante di un sistema, quello dell’agroalimentare del settentrione e del meridione, che è tutto improntato sulla qualità e sul quale bisogna continuare a lavorare contrastando resistenze, difficoltà e contraffazioni.
Il mondo vinicolo italiano è in notevole crescita, annuncia un rinascimento enologico per molti versi già in fase avanzata e serate qualificate come questa, accendono le luci giuste, sono i luoghi privilegiati di una valorizzazione autentica e consapevole della qualità raggiunta, che ha consacrato il Lambrusco come alcuni dei vini più intriganti al mondo.
Un evento nell’evento che si è concluso con una cena gourmet, un insieme di portate gastronomiche realizzate con la collaborazione di cuochi d’indubbio talento, dai fiori di zucchina e ricotta, pane di Matera e baccalà, peperone crusco, uovo pochè e tartufo lucano, fusilli con crema di peperoni arrosto, salsa di burrata, alici e polvere di capperi, pancia di antico suino nero lucano, cartelletta al caffè e mandorle amare, in abbinamento ai vini emiliani migliori.
Un evento in collaborazione con il Gambero Rosso che si svolge attraverso un’Italia fatta intorno al vino, ai vignaioli, all’evoluzione dell’enologia, al rapporto stretto tra produttori e territorio.
La storia frutto di tante storie che si intrecciano in maniera naturale nell’evento che ha presentato ben 12 diversi vini italiani, dalle quali emergono, splendidi, i vitigni autoctoni meritevoli di ancora maggiori riconoscimenti.
Un differente angolo visuale attraverso il quale imparare a conoscere ed apprezzare una Nazione che ha voglia di riscatto guardando in maniera orgogliosa e consapevole nel meglio della propria tradizione millenaria.
Una visione d’assieme di un sistema meritevole di essere conosciuto per qualità, eccellenza della produzione, varietà e completezza di offerta.
In un sala colma di partecipanti e wine lovers, è stato presentato un patrimonio rappresentato dai vini emiliani, la qualità espressa, le caratteristiche proprie, catapultando gli ospiti in un mondo affascinante, complesso, in cui più elementi si sono intrecciati.
Un mondo che è sostenuto da una interessante e significativa storia, la storia millenaria della nostra terra che aspettava di essere narrata e quindi conosciuta. Storie di uomini, di luoghi e di uve. Casi di unione indissolubile, felice ed aperta al futuro, una carta d’identità del territorio, una presa di coscienza del patrimonio italiano in tema di vitivinicoltura, di ricchezza di esperienze positive che potrebbero dare valore aggiunto alla nostra terra.
Lo sguardo d’assieme che viene fuori dall’evento è una foto nitida e completa di quanto gli italiani di buona volontà e di passione genuina abbiano fatto e stiano facendo da qualche anno per valorizzare la loro terra onorando il dio per eccellenza, quello che ci regala un bel bicchiere di rosso frizzante, che soddisfa i nostri cinque sensi e ci rende felici, specie se lo beviamo in compagnia.
Un evento che esalta il rapporto meraviglioso tra territorio e vini, che celebra la bellezza in sé delle vigne e dei nostri paesaggi.
Il territorio d’elezione di quest’uva, va ricercato nella pianura centrale modenese, soprattutto nella porzione compresa tra i fiumi Secchia e Panaro, che rappresenta una sorta di “zona classica”, partendo dalla zona a nord di Modena, dove i terreni sono prevalentemente sabbiosi che caratterizzano questa grande acidità.
Di colore rosso scarico, dai profumi di piccoli frutti di bosco, vini vibranti e molto freschi, che hanno consentito agli ospiti in sala e a tutti gli appassionati, agli enoturisti lucani e pugliesi, di vivere una serata all’insegna delle tradizioni e della viticoltura più autentica.
Attorno al vino sono nate nuove e più qualificanti esperienze: non solo degustazioni, visite ed eventi, ma attività outdoor tra i vigneti, esperienze di vendemmia turistica, esperienze che sanno soddisfare una platea di turisti ampia con esigenze e cene gourmet.
Se in passato l’enoturismo era considerato un segmento di nicchia, oggi è divenuto una attrattiva per un pubblico diversificato, composto da esperti e professionisti, da semplici appassionati e curiosi.
Immaginate un luogo dove la cultura e la bellezza si fondano in un unico proscenio dove la memoria è figlia della storia e con essa nasce l’atmosfera magica di un dipinto che si trasforma in un paesaggio.
Uno di quei paesi dove gli “occhi” della Recherche di Marcel Proust avrebbero riscoperto nuovi viaggi, dove finanche l’orizzonte di Cristoforo Colombo sarebbe arrivato “là dove le terre finiscono. Quando parliamo di un luogo, parliamo contemporaneamente di uno stile di vita”.
Le Bubbole ha rappresentato uno stato d’animo da vivere e rivivere, ha varato come si fa in una nuova vita appena nata, un 12 ottobre completo di magia e cultura, un evento per allietare i partecipanti che sono stati presi per mano e condotti alla scoperta di un luogo incantevole, le colline dell’Emilia Romagna e il suo Lambrusco.
Il tutto è stato allestito alla perfezione per vivere una cena ricca di colori e gusto, all’insegna della grande cultura rurale e contadina dell’Emilia Romagna.
Tutti hanno trascorso una piacevole serata assaporando i valori autentici non di un vitigno soltanto, bensì una famiglia di vitigni, anche molto diversi tra loro ma legati da un filo conduttore di natura genetica, facendo un giro molto ampio per arrivare a quella che è la base della diversità del Lambrusco, alla scoperta dei tesori della terra e degustando l’ottima cucina del ristorante Le Bubbole.
Un incontro di anime, wine lovers e non, di amici, di persone che riescono a fermare il tempo in diversi istanti che non siano mai perduti, dove l’arte ha abbracciato la strada della cultura viva e gastronomica.
Evento costruito, con sacrifici e passione, nelle campagne dell’Emilia che rappresentano meglio il cuore della nostra bella Italia, consentono ai turisti e non che tornano, che vogliono fare esperienze nuove e conoscere le tradizioni dei luoghi, di apprezzare le consuetudini millenarie di una regione che ha tanto da offrire. Non solo per le eccellenze dell’entroterra, ma anche per amicizia, ospitalità e gentilezza.
Un approccio al buon bere, un modo per assaporare, almeno per un giorno, la quotidianità di quanti hanno consacrato la loro vita al “Nettare degli Dei”.
Un evento che ha coinvolto il territorio nazionale, lucano ed emiliano, dedicato ad appassionati e intenditori che vogliono conoscere il vino attraverso le sue sfumature di rosso, attraverso i luoghi di produzione e la gente che vive per renderlo sublime.
Il turismo enogastronomico è oramai un realtà produttiva importante, ed il successo di una cena come questa, ne è un esempio lampante.
Il progetto integrato di promozione e sviluppo che da alcuni il Consorzio del Lambrusco porta avanti a favore della filiera vitivinicola emiliana, in maniera originale, ha coniugato diversi modi di fare arte: l’arte dell’enologia, l’arte sotto varie forme con un unico e originale filo conduttore: il vino!
Ad ogni vino scelto, la descrizione e degustazione è stata guidata e curata dai sommelier.
In questi anni il Consorzio del Lambrusco ha puntato moltissimo sulle produzioni enologiche emiliane e sulle sue tipicità, investendo notevoli risorse e coinvolgendo i vari settori, ottenendo risultati concreti mai visti prima, grazie ad un coinvolgimento incessante delle imprese e del territorio.
Questo è stato un evento che corona l’incessante attività della Tutela del Consorzio dedicata alla valorizzazione del territorio e delle produzioni identitarie.
Il Lambrusco è la punta di diamante del paniere dei prodotti di qualità dell’Italia, all’insegna della tradizione enoica più autentica, significa coinvolgere tutti i cinque sensi ed offrire un’esperienza sensoriale e culturale completa oltre che unica.
L’arte enologica espressa sotto varie forme, ha consentito di percepire e quindi di apprezzare le sfumature del vino da assaggiare, le sfumature del vino che diventa colore per un quadro unico nel suo genere.


