La discarica ex Vergine di Lizzano: una battaglia per la salute e l’ambiente
Le preoccupazioni di Attiva Lizzano sulle implicazioni della richiesta di riapertura della discarica ex Vergine
Dopo l’eco della massiccia manifestazione del 14 luglio scorso a Lizzano, che ha visto la partecipazione di centinaia di cittadini contrari alla riapertura della discarica ex Vergine, emerge un quadro complesso che richiede una riflessione approfondita. L’impulso per questa critica riflessione arriva da un articolo pubblicato sull’edizione di Taranto de La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 settembre 2023, intitolato “Cattivi odori dalla discarica non superati i valori-soglia”.
Secondo il comunicato stampa a firma del presidente di Attiva Lizzano, Giovanni Gentile, i dati emersi sono fonte di preoccupazione per la comunità locale. Si apprende che i livelli di solfuro di idrogeno (H2S), il gas incolore responsabile della caratteristica puzza di uova marce, sono risultati ora sotto la soglia nella ex Vergine, oggi di proprietà dell’impresa Lutum s.r.l.
Tuttavia, come sottolineato da Gentile, questa notizia è da interpretare con cautela. I dati si riferiscono a una discarica chiusa nel lontano 2014, il che implica che i valori soglia non avrebbero dovuto essere superati già da anni. Inoltre, i valori citati nell’articolo riguardano esclusivamente l’esposizione professionale, non la popolazione generale che, invece, è soggetta a emissioni per 24 ore al giorno, sette giorni su sette, per sempre.
Attiva Lizzano fa riferimento alle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità del 2022, le quali evidenziano che la Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) deve considerare la popolazione generale, inclusi gruppi più suscettibili come bambini, anziani o donne in gravidanza. Tale valutazione non può basarsi su esposizioni di tipo professionale, in quanto i lavoratori hanno un diverso pattern di esposizione e utilizzano dispositivi di protezione individuale.
La sentenza del Consiglio di Stato n. 4588 del 10 settembre 2014 stabilisce che, anche se i limiti inquinanti sono rispettati, se persiste un probabile rischio sanitario per i residenti, l’autorità competente può negare o revocare l’autorizzazione.
L’attenzione di Attiva Lizzano si focalizza anche sul volume di rifiuti previsto per la richiesta di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), che supera di tre volte quello del 2005, portando a una stima di circa 1.137.500 tonnellate. Questo scenario solleva serie preoccupazioni riguardo agli impatti ambientali e alla salute pubblica.
In questo contesto, si fa notare come la richiesta della Lutum s.r.l. di “riattivazione di una installazione di smaltimento rifiuti non pericolosi (IPPC 5.3 e 5.4)” non specifica se si riferisce a rifiuti urbani o speciali. Una chiara delucidazione su questo punto è fondamentale e Attiva Lizzano ha chiesto un chiarimento che, al momento, è rimasto senza risposta.
La comunità di Lizzano è chiamata a una riflessione profonda su quale futuro si auspica per il proprio territorio: un luogo di eccellenza enologica o una zona destinata a ospitare rifiuti provenienti da diverse fonti. Le decisioni prese oggi avranno un impatto duraturo sulla salute e la qualità della vita delle generazioni future.