Introducevano nel carcere droga e telefonini nascondendoli nelle parti intime

Continua senza sosta la lotta (impari), tra il reparto della polizia penitenziaria di Trani e la delinquenza interna ed esterna al carcere che, cerca in tutti i modi di introdurre all’interno del penitenziario droga, telefonini e altro materiale proibito.
Così nell’ultima settimana il poliziotti del settore colloqui hanno rinvenuto cellulari e droga celati nelle parti intime dei familiari dei detenuti; altri telefonini erano nascosti negli sgabelli in legno, eppoi ancora sequestri di smartphone, microtelefoni hashish e marijuana nel perimetro del muro di cinta, lanciati dall’esterno contando sempre sulla carenza di personale.
“Per i lavoratori della polizia penitenziaria di Trani – dice Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe – e della regione (sempre dimenticati) non esiste 1° maggio, 25 aprile od altro poiché sono non ci si può permettere la minima distrazione in quanto i detenuti avendo capito le gravi difficoltà operative in cui si trova il carcere a causa della grave carenza organica, cercano d sfruttare questa situazione a loro vantaggio.
E continua: “Proprio per sopperire a ciò, l’intero reparto a partire dal suo comandante(a cui hanno bruciato l’auto davanti casa) non lesina impegno, professionalità e sudore per contrastare e arginare questa situazione determinata da un amministrazione penitenziaria regionale e romana irresponsabile” .
Infatti da tempo il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, oltrechè denunciare la grave carenza organica ed il non più accettabile sovraffollamento di detenuti, lamenta il fatto che il DAP non contrasti l’utilizzo dei telefonini dall’interno delle carceri utilizzando apparecchiature elettroniche(Jammer), capaci di bloccare l’uso dei cellulari inviando onde radio di disturbo sulla stessa frequenza che usano i telefonini”.
E conclude: “Vorremmo capire il perché lo Stato non si vuole riappropriare della gestione delle carceri lasciandole in mano ai delinquenti che fanno quello che vogliono(continuando a gestire i loro affari dalle loro celle), approfittando della delegittimazione della polizia penitenziaria che è stato prima ridotta negli organici eppoi umiliata.
Ci aspettavano dal presidente del consiglio Meloni, dopo il suo discorso di insediamento, un cambiamento che purtroppo non c’è stato.
Allora la domanda è: a quando insieme ai telefoni ed alla droga entrerà in carcere , tra il disinteresse generale, esplosivo, pistole e mitragliatrici, tanto da far diventare le carceri italiane come quelle di certi paesi del Sudamerica?
Se è questo che vogliono le istituzioni italiane che parlano delle carceri solo umiliare il lavoro della polizia penitenziaria saranno presto accontentati, però sappiano che poi non si devono minimamente azzardare di scaricare le colpe sui poveri lavoratori, così come accade ora, poiché in quel caso andremo sulle barricate”.
