La Puglia deve ricordare Carmelo Bene

Si nasce e si muore soli, che è già un eccesso di compagnia
Carmelo Bene

La Puglia deve ricordare Carmelo Bene
Nel suo anniversario di morte, credo sia un “dovere” per tutti noi pugliesi, amanti della nostra Terra, rendere omaggio ad una delle più grandi menti geniali – forse la più grande – ma di sicuro la più eccentrica e provocatoria a cui la nostra terra ha dato i Natali: Carmelo Bene.
Nato a Campi Salentina, in provincia di Lecce, Carmelo è stato tutto: autore, attore, regista – teatrale e cinematografico, poeta, teorico. Filosofo. Carmelo Bene è stato un filosofo che, attraverso il medium del teatro, ha decodificato i dogmi dell’esistenza. Figlio del Meridione in ogni proprio aspetto, sin dall’inizio degli anni ’60 s’è lanciato in sperimentazioni artistiche che forse non s’errerebbe nel definirle illogiche, prive di senso. Attore dalla fisicità imponente e dall’iper-eccentrica presenza scenica, s’è impegnato sin dai propri esordi in un’attività di “profanazione” di testi teatrali avvolti, dalla critica teatrale, da un’aurea di sacralità: celebre il suo “Un Amleto in meno”, rielaborazione estremamente creativa del dramma Shakesperiano Amleto.
Non solo uomo di teatro, Bene è stato anche un cosiddetto “topo di biblioteca”. Non ha mai fatto segreto che l’incontro più importante della sua vita non avesse implicato due persone bensì una persona ed un libro: lui, Carmelo, e Ulisse di James Joyce. La letteratura postmoderna ha fatto di lui ciò che poi è stato: uno sperimentatore, un avventuriero del mezzo artistico che, pur di sviscerare le possibilità d’espressione del proprio estro, avrebbe svenduto la propria anima a Lucifero.
Qualunque mezzo abbia esplorato, Carmelo se n’è servito per destare lo scandalo. Celebre è il suo primo film, Nostra Signora dei Turchi del 1968, vincitore del Leone d’Argento, che, nella più discussa edizione della mostra del cinema della Laguna, ha contribuito a rendere ancor più iconico il timbro che l’anno domini 1968 ha impresso sulla storia dal secondo dopoguerra a questa parte. Ma, malgrado il clima di contestazione che in quegli anni affollava le narici di tutte e le idee d’estrema sinistra che pervadevano la mente di Carmelo, il film non è che «una satira anti-sessantotto, una satira contro ogni sessantotto della storia».
Carmelo Bene, sebbene inintellegibile e provocatore fin nel midollo, fino a sfociare in una provocazione sterile, attua unicamente a provocare lo scandalo, è stato, è e sarà un caposaldo della storia dello spettacolo e dell’arte tutta della penisola. La nostra Puglia sarà fiera di avergli dato i Natali.
Monologo tratto da “Un Amleto in meno”