Casi di trichinellosi umana in provincia di Foggia

Casi di trichinellosi umana in provincia di Foggia Una decina di casi di pazienti con sintomi sospetti di Trichinellosi, sono stati rilevati nei giorni scorsi in provincia di Foggia dal Servizio Veterinario di Igiene degli Alimenti di origine animale dell’Asl di Foggia, che ha tempestivamente avviato una capillare attività di controllo e verifica dei prodotti alimentari.
Si tratta di parenti e amici e da quanto si apprende anche una bambina, tutti residenti sui Monti Dauni, che hanno consumato nei giorni precedenti salumi freschi di cinghiale. Si sono presentati in ospedale riferendo di disturbi gastrointestinali, e in alcuni casi dolori muscolari e febbre: all’esame del sangue i medici hanno rilevato un aumento significativo dei granulociti eosinofili, tipico in casi di malattie parassitarie, che ha fatto nascere il sospetto di Trichinellosi. Le persone colpite dal virus sono tornate già a casa e stanno abbastanza bene.
Casi di trichinellosi umana in provincia di Foggia
I medici del Servizio di Igiene degli Alimenti dell’Asl di Foggia, stanno svolgendo le indagini sulle persone coinvolte, mentre i veterinari di Igiene degli Alimenti di origine animale, hanno proceduto al sequestro del cibo contaminato, che è stato esaminato dall’Istituto Zooprofilattico di Foggia con esito positivo. L’Asl ha allertato tutti i presidi sanitari della zona, informandoli dei casi avvenuti.
Casi di trichinellosi umana in provincia di Foggia
La Trichinellosi umana non si trasmette da persona a persona, ma la trasmissione avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta. È una patologia collegata alla tradizione della macellazione domiciliare, ma al contrario non sussistono problemi per la carne proveniente dai macelli o dai salumifici controllati dall’Asl.
La trichinellosi è una zoonosi causata da vermi cilindrici (nematodi) appartenenti al genere Trichinella, un parassita che inizialmente si localizza a livello intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano.
Tutte le specie di Trichinella sono in grado di infestare molti mammiferi, in particolare i carnivori, ma anche roditori e onnivori, inclusi i maiali ed occasionalmente gli erbivori, come i cavalli. Gli animali sono colpiti dai parassiti in particolare nelle masse muscolari e il muscolo più interessato è il diaframma (pilastri), seguito dal massetere, cioè il muscolo masticatorio. Si riconosce un ciclo domestico, che coinvolge soprattutto i suini, e un ciclo silvestre, caratterizzato dalla presenza di predatori (volpe, lupo e mustelidi) e loro prede (cinghiali, roditori ecc.).
Casi di trichinellosi umana in provincia di Foggia
La trasmissione all’uomo avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita annidate nei muscoli sotto forma di cisti. La più comune fonte di infezione è la carne di selvaggina, in particolare di cinghiale. La trichinellosi non si trasmette da persona a persona. Il periodo di incubazione è generalmente di circa 8-15 giorni, ma può variare da 5 a 45 giorni a seconda del numero di parassiti ingeriti. Le manifestazioni cliniche dell’infestazione da Trichinella possono variare da forme asintomatiche a manifestazioni che possono persino risultare mortali in casi particolarmente gravi, a seconda della quantità di larve migrate nei tessuti, della loro localizzazione nei muscoli e della specie di trichina. Nella fase iniziale si possono avere sintomi gastrointestinali (diarrea, dolori addominali, vomito) dovuti ai parassiti adulti presenti al livello dell’intestino tenue; successivamente si manifestano dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.
Casi di trichinellosi umana in provincia di Foggia
La trichinellosi può essere prevenuta osservando le seguenti misure igienico-sanitarie:
- la carne va consumata ben cotta, in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore (la temperatura della carne nel suo interno deve raggiungere almeno i 70° per tre minuti): il colore della carne deve virare dal rosa al bruno;
- la selvaggina e i maiali macellati a domicilio devono essere controllati dal Servizio Veterinario con l’invio all’Istituto Zooprofilattico di un campione di muscolo (diaframma) per evidenziare l’eventuale presenza delle larve del parassita nelle carni (esame trichinoscopico);
- se non è stato eseguito l’esame trichinoscopico bisogna congelare la carne per almeno 1 mese a -15°C: un congelamento prolungato, infatti, uccide le larve;
- quando si macella il suino a domicilio è consigliato usare guanti monouso e pulire e disinfettare bene gli strumenti utilizzati;
- salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l’uccisione del parassita