Boom a Taranto alla Biblioteca Acclavio

Boom a Taranto alla Biblioteca Acclavio.

Tutto questo clamore per lo scrittore Franco Arminio giunto a Taranto per presentare il suo nuovo libro “Studi sull’amore”.
La sua opera ha sortito un effetto meraviglioso sulla popolazione tarantina che si è riversata nella sala conferenze della Biblioteca Acclavio.
Lo scrittore e poeta classe 1960 è uno degli autori più importanti della contemporaneità e soprattutto di quella realtà spesso catalogata come «immeritevole d’attenzione» che è il Meridione.
Nato a Bisaccia, in provincia di Avellino, è stato da molti definito con un termine esotico inedito: «paesologo».
E in questa definizione sembra crogiolarsi meravigliosamente, comportandosi come tutti si aspetterebbero da un “paesologo” (che strano appellativo!)
Durante l’ora abbondante del suo intervento alla Biblioteca di Taranto, Franco Arminio si è lanciato in un lungo elogio a tutte le meravigliose divergenze ed affinità che intercorrono tra un territorio ed un altro. Ma non solo fra territori molto distanti ma anche fra piccoli paesini confinanti, separati da qualche chilometro di distanza, che ad una occhiata poco attenta sembrerebbero praticamente identici ma che approfonditi possono serbare alcune sorprese.
Arminio inoltre, prima di leggere alcune liriche tratte dalla sua ultima fatica, ha esposto una propria teoria facilmente fraintendibile ma molto interessante: prendendo a scopo esemplificativo le piccole realtà di paese che imperavano nel Meridione, il poeta di Avellino ha auspicato un ritorno a quel senso di comunità, d’interdipendenza fra esseri umani caratteristico dell’Italia rurale del secondo dopoguerra ed anche oltre.
Ma, attenzione! non cadete nel tranello di considerarlo un reazionario nostalgico di tempi andati. Lungi da lui esserlo. Esponendo questa teoria, il poeta si è più volte soffermato a sottolineare gli aspetti più oscuri di queste piccole comunità rurali: «violente e maschiliste». Così le ha definite, allontanando da sé lo spettro della reazionarietà.
L’unico intento del poeta era quello di far sognare un po’ tutti per poter tornare ad un’idea di civiltà in cui «la morte di una mosca è lutto nazionale»: così s’è espresso l’autore.
L’incontro è terminato con una lettura di alcuni versi ed un canto collettivo di alcune canzoni popolari, sempre con l’intento di riportare alla luce quella tradizione collettivista che unisce le nostre radici