Duro linguaggio che persino nei bar si fatica ad ascoltare

Duro linguaggio che persino nei bar si fatica ad ascoltare. Tra monologhi e canzoni in gara, di Sanremo ha visto anche l’esibizione “comica” di Angelo Duro. Esibizione introdotta dal presentatore come “trasgressiva”.
Un monologo in cui gli uomini sono stati ridotti a esseri incapaci del minimo raziocinio pur di soddisfare le proprie voglie sessuali e le donne a colpevoli dei propri tradimenti. Il tutto mescolato non tanto a parolacce quanto a beceri insulti, anche sul sex work.
Il far passare l’esibizione di Angelo Duro per comicità è il risultato esemplare di cosa significhi continuare a urlare contro la fantomatica censura del politically correct. Ripetere ossessivamente che “Non si può più dire niente”. Ormai cavallo di battaglia di una retorica sterile basata su un’analisi superficiale e vecchia dei cambiamenti sociali in atto, senza accorgersi che si continua a poter dire di tutto.
Forse, per tornare a far ridere davvero invece di proporre un pezzo a cui persino l’Ariston, ha dedicato mezza risata. Propri l’Ariston che non ha mai brillato se non in rari casi per una comicità innovativa, ha smorzato una risata. Servirebbe smetterla di arroccarsi in uno stato di auto-preservazione fatto di contenuti quasi sempre identici a loro stessi, privi di qualsiasi contatto con il mondo reale. O forse, anche, basterebbe smetterla di ripetere luoghi comuni che ormai persino nei bar si fatica ad ascoltare.