Il bullismo visto dagli occhi di un insegnante

Il bullismo visto dagli occhi di un insegnante. E’ da tempo che si continua a parlare di bullismo, un fenomeno diffuso da Nord a Sud, ci si chiede perché, ma è facile se ci si ferma a pensare.
La nostra è una società che fa i conti con un fenomeno legato ad una crisi culturale, pedagogica. E’ un fenomeno che rivela un vero fallimento educativo, culturale e politico.
Abbiamo pensato che la politica dell’inclusione, del tendere la mano, del non punire, del dare sempre, del non educare al sacrificio potesse essere una formula generatrice di buoni comportamenti.
Bulli non si nasce, prepotenti neanche, abbiamo dimenticato che insegnare ad un bambino che nulla è dovuto nella vita, che le cose vanno meritate, significa amarlo, educarlo a stare con gli altri, aiutarlo a capire che ciò che facciamo è il risultato di ciò che avremo un giorno.
Anche i genitori molto più permissivi di una volta fanno i conti con figli poco attenti, prepotenti, alcune volte difficili da gestire, ma hanno provato mai a dire dei no?
Il bullismo visto dagli occhi di un insegnante
E poi arriva la scuola dove tutti pretendono tutto, ma la scuola da sola non potrà mai risolvere un problema come questo, c’è bisogno di collaborazione.
Abbiamo fallito tutti, perché ognuno, in qualche misura è educatore. E se fallisce la famiglia, avviene quel processo, quasi naturale, dello scarica barile, che si ripercuote sulla scuola. La scuola che ha perso, ahimè, il suo vero ruolo quello di insegnare, trasferire competenze, conoscenze utili a formare l’uomo del futuro.
Ed invece ecco che il docente, ha perso la sua funzione, gli si chiede di essere educatore, di non pretendere nulla dal suo allievo, di comprenderlo, di non rimproverarlo, di non punirlo.
La scuola diventa la casa, dove trovare amore e comprensione, ma spesso, per molti studenti è noia, inutilità, un obbligo non più un piacere.
Sarebbe bello poter ritornare a ridare dignità ai docenti portatori di bellezza, conoscenza, capaci di far sognare e progettare un futuro che per molti dei nostri ragazzi non esiste, in loro non ci sono sogni, non c’è voglia di fare, tutto è dovuto.
Ma vogliamo riprenderci questa società? Iniziamo a dire no, iniziamo ad educare e puntare al merito, iniziamo a far comprendere che un comportamento sbagliato e non educato nei confronti dell’altro sia esso, compagno, amico, insegnante possa essere punito.
Fino a quando questo non lo si farà non dobbiamo meravigliarci del bullo che minaccia il suo professore, intimandogli di mettere un sei sul registro, o se un padre, in una scuola prende a pugni l’insegnante per aver rimproverato il figlio.
Il bullismo visto dagli occhi di un insegnante
Questo non può e non deve essere la normalità, perché i ragazzi, i nostri figli sono ciò che vivono nella quotidianità, ciò che osservano in tv, a casa, in Parlamento, comportamenti aggressivi, poco rispettosi e mai puniti.
Il bullismo va combattuto con l’educazione, con le regole, con gli esempi da trasferire ai nostri figli sin da piccoli! Non è semplice ma bisogna pure iniziare se vogliamo migliorare la nostra società!
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