Sannicola, non proprio come Lazzaro: ma è vivo o è morto?

SANNICOLA – Osservando la storia anzi, la cronaca quotidiana mi viene in mente la frase di un famoso libro di Nicolas de Chamfort «A vedere il modo in cui i malati sono trattati negli ospedali, si direbbe che gli uomini abbiano inventato questi tristi asili non per curare gli ammalati ma per sottrarli agli occhi delle persone felici, delle quali quegli sventurati turberebbero le gioie», sì è proprio così.
Sulla sanità pugliese ci sarebbero da scrivere tante di quelle cose, che tutte assieme formerebbero una collana di romanzi russi. Fare un viaggio attraverso questi “verminai” sanitari è un’impresa utile ma anche drammatica. Molti ospedali sono stati depredati e sconfitti della cronaca, ognuno con modalità diverse ma degradati delle loro funzioni senza capire che chi porta la peggio di tutto questo scempio, è stata e continuerà ad essere la cittadinanza, quella a cui la nostra Costituzione Italiana gli dovrebbe garantire il diritto alla salute o quantomeno un servizio per supportare questo diritto. Questa volta però non parliamo di sanità pugliese, bensì di una vicenda verificatasi nel capoluogo lombardo dove il 64enne pugliese era ricoverato al Fatebenefratelli per una patologia da cui è affetto da tempo.
L’uomo è stato, purtroppo, vittima diretta per via di un tragico errore, di un “trattamento” che ha leso la dignità ed il decoro dell’uomo, della sua malattia e della sua famiglia. A volte perdono di consistenza i nosocomi perché trovi operatori sanitari come medici, infermieri e semplici “ausiliari” da strapazzo, che non hanno il benché minimo rispetto della condizione che un povero ammalato attraversa in quei momenti e del dramma che i familiari insieme a lui vengono coinvolti.
Questo per dire che non è solo la qualità di un nosocomio a destare preoccupazione ma anche la qualità di chi opera nelle struttura, e quindi, tanto vale parlarne per evitare danni seri ed irreversibili.
Non sto qui a raccontare le tante storie raccolte, sarebbe come “sparare sulla croce rossa”.
E’ la storia assurda di un 64enne salentino partito a metà dicembre per ricoverarsi al Fatebenefratelli di Milano per curare una patologia da cui è affetto da tempo.
Per qualche giorno, però, il telefono dell’uomo ha smesso di funzionare. Nessuno riusciva a contattarlo. Così la Questura di Milano, constatato il “presunto” decesso, ha inviato una Pec in cui si chiedeva al comune di Sannicola, in provincia di Lecce, di verificare se nel territorio di competenza risiedessero parenti del deceduto al fine di consentire l’effettuazione del riconoscimento della salma. La famiglia è caduta nel dolore prima di accorgersi della leggerezza di chi aveva invitato la mail certificata. L’uomo è vivo, ancora in ospedale per curarsi, e non aveva fatto in tempo ad avvisare parenti e amici al telefono semplicemente perché l’aveva perso.
Il 64enne salentino protagonista di questa drammatica e allo stesso tempo bizzarra vicenda, ha cercato in tutti i modi di “risorgere” per poter tornare a condurre una vita come tutti i normali cittadini, ma per poco tutto questo gli è negato. Per quale motivo quest’uomo è stato rinnegato così violentemente alla sua famiglia? Una vicenda a dir poco paradossale che ha fatto il giro del web in pochissimo tempo suscitando indignazione e incredulità, ma l’uomo è qui, vivo e non è un fantasma.