Cinque casi di variante indiana – ora la Puglia trema
La variante indiana approda in Puglia. Sono cinque i casi confermati, ma potrebbero essere tanti di più. Chi li ha sequenziati è il dott. Antonio Parisi, Direttore Vicario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata.
Dott. Parisi qual è la situazione al momento?
Stiamo svolgendo da tempo un’attività per la Regione, assieme alla rete di laboratori ospedalieri, insieme al laboratorio al Policlinico di Bari che riguarda il sequenziamento dei genomi nella mia unità e il isolamento in coltura del virus nell’unità e diretta dal dottor Fasanella, direttore generale dell’Istituto. Avevamo un allerta su alcuni casi di soggetti di nazionalità indiana e provenienti dal loro Paese, quindi potenzialmente esposti a questa nuova variante. Sui primi cinque casi, effettivamente due hanno dimostrato di essere contagiati da questa variante. Ce ne sarebbero ulteriori. Ne stiamo monitorando altri che al momento non hanno dato esito positivo, ma potrebbero rendere dilagante questa variante nel territorio pugliese.
Quanti sono al momento i casi di variante indiana accertati?
Sono cinque.
Quanto la situazione è preoccupante?
Le varianti del virus sono centinaia. Il problema è che noi vediamo le caratteristiche di una variante dell’epidemia di un determinato territorio. Mi spiego meglio: se in una regione il contagio produce una certo numero di casi e produce improvvisamente dieci volte tanto, iniziamo a preoccuparci. Dobbiamo cercare di capire se è cambiato qualcosa nei comportamenti della gente. Se non è cambiato nulla di particolare può significare che questa impennata sia collegata alla circolazione di una variante più contagiosa del virus. Lo abbiamo visto con la variante inglese. Sapevamo che in Inghilterra c’era stato un aumento dei casi. Li riconoscevano come zoologia a questa variante e, una volta che è arrivata a dicembre, nel giro di un paio di mesi praticamente ha soppiantato tutte le altre diventando preordinante. Attualmente siamo quasi al 100% di casi collegati alla variante inglese. Oggi stiamo monitorando quella indiana che sta creando uno stato d’allerta internazionale. Abbiamo iniziato un’attività di sorveglianza. I primi casi nel Veneto ed oggi in Puglia. Dobbiamo monitorare e sperare che questa variante non abbia, da una parte, le stesse caratteristiche di contagiosità di quella inglese e soprattutto trovi una popolazione gradualmente immune, grazie al vaccino. Le immunizzazioni con le vaccinazioni e con il superamento della malattia, la popolazione comincia a diventare più resistente e quindi ne frena la circolazione. E’ fondamentale il tracciamento e quindi sorvegliamo la parte genomica.
La paura è determinata dal numero delle vittime che la variante indiana sta generando in quel paese
Dobbiamo tener presente due cose: la densità della popolazione indiana e quelli che sono i loro servizi sanitari, ben diversi da quelli italiani. L’India ha sottovalutato nelle prime fasi il virus. Noi abbiamo adottato dei sistemi di restrizione delle movimentazioni.
Dott. Parisi, i vaccini funzionano con questa variante?
I dati lo lasciano pensare, in quanto utili a contenere anche quella variante. Nel nostro Istituto abbiamo isolato in coltura il virus, questo ci permette di dimostrare che gli anticorpi dei soggetti vaccinati, con qualsiasi tipo di vaccino di quelli praticati al nostro paese sono in grado di bloccare il virus. Purtroppo abbiamo notato che per alcune varianti il vaccino è po’ meno efficace. Di certo il vaccino permette di bloccare l’infezione ed evitare in molti casi la mortalità. Il vaccino dovrebbe essere efficace e noi cercheremo di dimostrarlo nel più breve tempo possibile.
Ma quante varianti dobbiamo aspettarci?
Abbiamo osservate più di 30/ 35 varianti finora in Puglia. Molto spesso si estinguono rapidamente. Per tutte, come per la brasiliana e quella indiana, dobbiamo cercare di capire lo stato di contagiosità. Il comportamento della gente è fondamentale. Bisogna assolutamente usare i dispositivi di protezione individuale per evitare il contagio. Nel tempo accadrà che verrà fuori una variante indifferente agli anticorpi e se dovesse succedere questo è probabile che ogni anno, come per influenza, si debba modificare il vaccino, adeguandolo alle nuove versioni. Dobbiamo semplicemente rendere sistematico un sistema di sorveglianza epidemiologica che ci permetta di intercettare subito le nuove varianti resistenti agli anticorpi e segnalarle ai servizi internazionali affinché si provveda a rendere idoneo il vaccino per immunizzare la gente. Al momento si parla di un migliaio di mutazioni di varianti nel mondo e si sono comunque sempre dimostrate comunque sensibili agli anticorpi prodotti per i vaccini, quindi per il momento non ci sono elementi per modificare le vaccinazione.