LA SVALUTAZIONE NARCISISTICA
Oscar Wilde aveva già predetto quello che realmente è accaduto, una società traumatizzata per una serie di motivi ed una marcata difficoltà a costruire e mantenere legami affettivi significativi, poiché si va nella direzione di una sempre maggiore fragilità narcisistica individuale.
Il nostro orgoglio viene aumentato dall’approvazione e ferito dalla disapprovazione. La continua ricerca di “rifornimenti narcisistici” – o sostegni dell’autostima – eclissa totalmente ogni altra persona.
Il narciso tratta gli altri come oggetti da usare, incurante dei loro sentimenti, mostra spesso indifferenza e senso di alterità.
Chi è il narcisista perverso?
Il narcisista può essere un uomo, una donna, un adolescente, un gruppo. È una persona mentalmente sana, affetta solo da una disfunzionalità affettiva ed emotiva; si tratta di soggetti che non sono in grado di provare tutta la gamma di sentimenti umani. Nei rapporti uomo – donna i narcisisti utilizzano tecniche manipolative che consentono loro di asservire la vittima ai loro scopi: si va dalle bugie patologiche, ai comportamenti ambivalenti, le triangolazioni ed infine le svalutazioni.
In questo modus operandi c’è una premeditazione, in quanto il perverso gode dell’infelicità altrui a causa della forma patologica di sadismo mentale, con il fine ultimo di ledere e modificare l’identità personale della vittima.
Il narcisista – ahimè! – incanala la propria attenzione agli aspetti veri o presunti delle persone, non comunicando mai sentimenti positivi quali l’ammirazione e l’apprezzamento per gli altri.
La spiccata propensione all’ipercritica, alla svalutazione o ridicolizzazione dell’altro, che si manifesta con rabbia e disgusto incongruamente rispetto alla situazione, è il modo per colmare il proprio senso di inadeguatezza, vergogna, debolezza ed inferiorità. Il loro modo di fare rivela afflizioni interiori e schemi mentali simili.
L’immagine grandiosa di sé rappresenta una proiezione irrealistica e ideale atta a compensare un’idea di sé molto più modesta e fragile, caratterizzata da debolezza ed inferiorità. Il senso di inferiorità e fragilità viene considerato intollerabile e inconcepibile per cui viene alimentata una falsa convinzione di superiorità per non sentirsi potenzialmente debole.
Il narcisista privilegia la modalità competitiva perché attraverso questa misura se stesso e gli altri in termini di superiorità/inferiorità, forza/debolezza.
L’ipercritico tende a vivere la vita come un’eterna sfida in ogni cosa che fa e vede gli altri come acerrimi nemici, pronti a strappargli la corona del più forte. Il narcisista vive nel suo mondo invidioso, in una dimensione buia e anafettiva irta di ostacoli in cui vige la regola del più forte.
L’autostima disregolata conduce il narcisista ad utilizzare le persone cercando con forza l’apprezzamento degli altri ma che non è in grado di apprezzare a sua volta. È egocentrico e per niente empatico, tutto ruota intorno a lui, al suo valore personale ed i sentimenti vengono sacrificati, più preoccupato di come appare che non di cosa sente.
Il valore, la bontà, la ricchezza, le qualità dell’altro vengono vissute come una minaccia, un rimpicciolimento del Sé grandioso. Al di fuori delle dinamiche del Sé grandioso, il narcisista si disprezza. La svalutazione è diretta soprattutto contro i sentimenti teneri, i bisogni affettivi che il narcisista non può vedere in sé e che colpisce nell’altro. Ogni senso d’affetto viene inteso come sottomissione, ogni carenza dell’altro, ogni suo momento d’ansia, vengono colpiti. La svalutazione è proiettiva. Le vittime possono trovarsi ad essere disprezzate per qualità che non ha, per sentimenti che non prova, per intenzioni non sue.
Il narcisista è un bambino terrorizzato che cerca una collusione interiore perversa, cioè fondata contro un riconoscimento della realtà, sia da parte del Sé che cerca protezione contro il terrore e il vuoto, sia da parte del Sé grandioso che questa protezione cerca di garantire.
Il narcisista ha amato tutto di voi perché credeva che eravate i predestinati a salvarlo, i predestinati a nutrire magicamente il suo falso Sé con i cibi giusti e che sareste stati voi i responsabili per tenerlo separato dal suo Sé danneggiato. Proietta la sua parte non cicatrizzata perché non riesce e non si riprenderà mai la responsabilità per le azioni compiute.
Chi dedica le proprie energie a criticare gli altri cerca solo di disintegrare il proprio disagio e distrarre la mente da ciò che lo condiziona. Una sorta di supremazia che non porta a nulla di buono andando avanti con il tempo.
Se si vuole ridurre la recrudescenza della violenza psicologica, bisognerebbe sanzionare i comportamenti manipolatori che sovente sono l’anticamera del femminicidio.
In passato il Codice Rocco del 1930 prevedeva il reato di plagio, reato che, com’è noto, fu dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale con una sentenza del 1986 e quindi abrogato.
L’eliminazione del reato di plagio dall’ordinamento penale ha creato un vuoto normativo.
Dal 2001 sono stati presentati diversi disegni di legge volti a reintrodurre il reato di manipolazione mentale. Tentativi naufragati.
Francesca Branà