Come conoscere il Fenomeno del BODY SHAMING
Parlare di bullismo in un periodo in cui la società globale ha dovuto far fronte a un problema di dimensioni storiche come quello della pandemia potrebbe apparire anacronistico, non fosse altro perché resta un problema nel problema che riguarda la nostra società, i nostri ragazzi e – di conseguenza – minandone la personalità, potrebbe incidere anch’esso nelle sorti future di questo Paese.
Lo stravolgimento imposto dal Covid ha distolto l’attenzione, portando a non avere dati sull’emergenza del fenomeno durante il lockdown; il non poter fornire numeri però non impedisce di segnalare percezioni a chi analizza attraverso una serie di canali acquisitivi privilegiati il comportamento umano.
Le persone sono state costrette a casa e hanno accumulato inevitabilmente frustrazione, conseguenza alle restrizioni che comprensibilmente confliggono con quel periodo della vita in cui gli aspetti relazionali sono importantissimi.
Ne è conseguito che durante la progressiva ripresa delle relazioni all’esterno del nucleo familiare, alcuni soggetti (ad esempio quelli già inseriti in contesti precari o con problematiche della fase evolutiva preesistenti o inseriti in contesti sociali a rischio), scarichino quella frustrazione sui pari con comportamenti e atteggiamenti provocatori e violenti, esacerbati dal periodo restrittivo.
Una parte della frustrazione ha trovato sfogo in rete, dove si è registrato un incremento di comportamenti virtuali prepotenti: dalle aggressioni verbali, alla violenza, alle violazioni del diritto d’immagine.
Con l’avvento dei social network sono cambiate l’etica e la morale, stravolti gli stili educativi dei nostri nonni che non hanno retto il passo del progresso. L’uso della rete ha drammaticamente espanso le aree di rischio, eliminando i limiti e amplificando la potenzialità di individui.
La situazione è drammatica, di inquietante attualità tanto da imporre la necessaria considerazione e l’impiego di adeguate misure di contrasto. I dati raccolti negli ultimi anni confermano l’incidenza del fenomeno.
Il cyberbullismo è un fenomeno dai connotati psicologici sempre più oscuri e dai risvolti drammatici che continua ad intensificarsi e diffondersi, causando ogni giorno vittime innocenti che finiscono nel tritacarne, bulli, carnefici crudeli ma spesso inconsapevoli degli effetti di quello che, molte volte, viene considerato solo un “gioco al massacro”. I post offensivi pubblicati su internet si cancellano con grande difficoltà, le immagini e i video si diffondono ad una velocità tale per cui fermarli è impossibile. Il web è un luogo senza tempo, dove tutto è a portata di click, immediato, veloce e semplice, ma dove tutto ciò che inviamo e postiamo rimane visibile nella rete.
Essere grassi o magri, alti o bassi, belli o brutti, seppur in percentuali diverse, costituisce motivo di discriminazione.
Uno stereotipo fisico è un preconcetto riguardante il modo di presentarsi, non solo la stazza ma anche il modo di vestire, truccarsi, i tratti somatici posseduti. La conseguenza diretta è lo stranimento nel vedere una persona uscire fuori dagli schemi, diventando esclusione del “diverso” e concretizzandosi nell’estensione del bullismo, il cosiddetto fenomeno del BODY SHAMING cioè nella derisione (shaming) del corpo o dell’aspetto (body).
Il body shaming non guarda solo il peso ma anche il modo di presentarsi, senza contare che rappresenta un fenomeno che fa sentire molte persone in diritto di poter mettere bocca sugli stili di vita altrui.
Ulteriore prova è quanto accaduto alla giornalista Giovanna Botteri, inviata della Rai a Pechino, pesantemente criticata per essersi presentata in diretta con un look disordinato, perfettamente normale considerando le corse che è costretta a fare nel suo impegnativo lavoro da inviata.
Gli stereotipi fisici sono sovente dovuti alla moda del momento e ai modelli di bellezza che ci vengono propinati, spesso palesemente finti o irraggiungibili.
Bisognerebbe scardinare modelli stupidi, anacronistici che non hanno più ragione di esistere. Molti passi vengono fatti ogni giorno grazie alle varie campagne lanciate dalle aziende di moda e dagli attivisti che si battono ogni giorno per porre fine al fenomeno.
Di ampie vedute è la casa fiorentina, la maison Gucci, che ha ingaggiato per le sue sfilate la modella 23enne armena Armine Harutyunyan, dal viso dolcissimo, spigoloso, accigliato, fuori schema. Un viso che ha scatenato la furia degli haters. Una bellezza sui generis, perché scappa via dai canoni estetici dal mondo e dai social che prevedono volti arrotondati e labbra carnose.
Il suo viso fuori dai canoni ha fatto sì che molti abbiano riversato la propria bile con annesse cattiverie gratuite sui social, affondando i tentacoli dappertutto. La casa di moda continua invece a sostenere che Armine rientra tra le 100 modelle più sexy del mondo, andando oltre gli stereotipi, invitando le persone a trovare la bellezza anche quando non è dirompente ed immediata.
Da qui arriva non una provocazione bensì una lezione forte contro un mondo amorfo, superficiale che accetta solo bellezze codificate. Armine continua invece a sfilare sicura in passerella, senza dar conto alle bassezze umane che pullulano in questi tempi marci.
Il body shaming attualmente costituisce un reato penalmente perseguibile attivando una denuncia presso la Polizia postale o i Carabinieri. A gennaio 2020 la Camera ha accettato la proposta di legge contro body shaming e fat shaming, la quale prevede 8 articoli che rappresentano un’estensione della legge sul cyberbullismo approvata nel 2017. Di recente è stato inoltre attivato un numero di telefono di assistenza gratuita operativo 24 ore su 24 (il 114) e resa disponibile un’app antiviolenza.
Anche chi ha un ruolo pubblico dovrebbe tenere a mente l’impatto educativo delle proprie esternazioni, non per uno sterile ossequio al politicamente corretto ma per prevenire la diffusione di atteggiamenti e comportamenti contrari alla salute individuale e collettiva.
Bisogna educare e guidare i giovani in quella strada faticosa che è l’acquisizione della piena consapevolezza di sé e dell’altro, all’interno di una fitta rete di relazioni che definiscono al realtà sociale, macchiata – ahimè! – da tristi episodi di cyberbullismo e body shaming.
È nella famiglia, all’interno del nido primario, che vengono piantati i semi della buona educazione, del rispetto verso il prossimo e, ancor prima, verso se stessi. Infatti, solo rispettando se stessi, senza farsi del male con i vizi che la modernità offre su un mercato sempre più vasto, si riuscirà a comprendere il valore che riveste l’altro nella vita di relazione.
Solo la scuola e la famiglia, nella loro scambievole parte, potranno salvare i giovani dall’abisso della corruzione per imitazione che, oggi più che mai, sembra assumere i contorni di una grande ameba. Basta con i polpastrelli su una tastiera di pc o cellulare a criticare senza pensare che le vittime di critiche sterili sono PERSONE che hanno sentimenti che magari hanno paure, che soffrono e che si sentono sbagliate. Perché se queste parole arrivano a persone fragili e sono in un brutto periodo della loro vita, è la loro fine.
“La lingua non ha le ossa ma le rompe”.
Pesate ogni singola parola!
Francesca Branà