Ciao Paolo
Un fulmine a ciel sereno, anzi pieno di stelle, quello tra la notte dell’8 e 9 luglio, giorno del mio 60mo compleanno che avevo deciso di festeggiare con la mia famiglia e 60 amici più stretti, tra i quali Paolo Aquaro, maestro di vita. Da lui ho imparato quel poco che so fare di questo mestiere. Una mente arguta e moderna nello stesso tempo. Sapeva guardare sempre oltre. Era un uomo più moderno di quanti si ritengono tali. Il suo rimpianto era di non aver iniziato a collaborare insieme quaranta anni fa. Gli volevo bene. Il nostro rapporto assomigliava a quello tra padre e figlio. Mi capitava di essere rimproverato. Quante volte abbiamo litigato e l’ultima parola era sempre la sua. Era impossibile contrariarlo ma, da persona estremamente intelligente, sapeva tornare indietro sui suoi passi. Rimanevo sempre affascinato dal suo modo di parlare e scrivere. Una parte di lui era morta l’11 aprile del 2019 con suo figlio Angelo, vicedirettore di Repubblica, scomparso prematuramente per un male incurabile. Un anno fa, quando anch’io fui colpito da un brutto male, è stata tra le persone che mi è stata più vicina. I suoi occhi erano pieni di lacrime quando mi disse di non preoccuparmi e se la sarebbe vista lui con il giornale, fino a quando non mi sarei ripreso. Aveva riversato quell’affetto che solitamente un padre prova per il suo figliolo soprattutto quando pensa di poterlo perdere. Paolo è tornato a fare di fatto il direttore di Puglia Press. “Era ritornato a vivere” mi ha detto questa mattina il suo medico curante. Aveva creato intorno a se una squadra di giovani giornalisti, insieme a dei veterani che non avevano potuto rinunciare al suo richiamo.
Ieri sera Paolo e Franca hanno trascorso una bella serata. Aveva ballato insieme tutte le canzoni che avevano fatto da colonna sonora del loro amore, durato una vita. Al musicista aveva chiesto di cantare la loro canzone “Fly me in to the moon”. Quando è tornato a casa ha detto alla moglie: “E’ stata una bellissima serata. Sono stato proprio bene, ne avevo proprio bisogno”. Si è avvicinato al computer come se volesse lavorare a degli articoli che avrebbe mandato a Max questa mattina poi, dopo che Franca lo ha invitato ad andare a letto, si è addormentato. Si è svegliato alle 4:00 per bere dell’acqua. Alle 8:00 suona la sveglia, subito chiusa, per dormire ancora un po’. Alle 9:00 Franca si sveglia, tocca le mani al marito. Sono fredde. Paolo non c’è più. La nostra professione perde un grande maestro. Io un grande amico che non scorderò mai. Un abbraccio a Franca e a Beppe