Taranto – Incidente nello stabilimento Ilva, ferito alle gambe un operaio
TARANTO – Incidente, ieri mattina, nello stabilimento ArcelorMittal: un operaio che si trovava nel reparto Officina Carpenteria intento a svolgere un lavoro di sabbiatura su un elemento metallico, è stato schiacciato dallo stesso ferendosi gravemente alle gambe. Trasportato in ospedale, l’uomo è stato sottoposto ad un intervento urgente, con una prognosi di guarigione di 40 giorni.
A seguito dell’incidente sono stati avviati accertamenti per far luce sulla dinamica dell’infortunio. ArcelorMittal, in una nota ufficiale ha fatto sapere di aver “immediatamente comunicato l’accaduto agli enti esterni preposti” e di essersi attivata per tutte le verifiche del caso.
La trattativa ArcelorMittal- Governo
Intanto, nella mattinata di ieri, a seguito del grave incidente, l’A.D. Lucia Morselli ha incontrato i coordinatori di fabbrica di Fim, Fiom e Uilm: ” In merito alla trattativa con il governo, l’Amministratore delegato di ArcelorMittal ha voluto chiarire che da parte della multinazionale c’è l’assoluta volontà di rimanere e stanno lavorando per trovare un accordo tra le parti. Fim, Fiom e Uilm hanno ribadito la propria contrarietà ad una trattativa che, di fatto, ha escluso le organizzazioni sindacali”. Sul cambio dei manager stranieri deciso il 27 gennaio scorso “Morselli ha osservato – sostengono le fonti sindacali – di aver dovuto sostituire i dirigenti portati da Mittal perchè nella loro gestione avevano determinato perdite economiche e risultati non positivi, mentre nella gestione della fabbrica servono più competenze”.
“I Legali di Arcelor Mittal hanno fatto tre passi indietro rispetto alle loro posizioni iniziali”, osservano intanto fonti del Mise interpellate dall’ANSA in merito alla controreplica presentata dai legali di A. Mittal in vista dell’udienza del prossimo 7 febbraio del Tribunale di Milano sul ricorso presentato dai legali dei commissari contro il recesso della multinazionale. (Fonte ANSA)
Il sindaco Melucci: “Quella nuova minaccia sventolata davanti ai magistrati di andar via, nei giorni caldi del negoziato col Governo, quelle ombre ancora presenti sull’indotto e di riflesso suoi suoi lavoratori, quelle incertezze sui numeri degli esuberi del nuovo piano, il silenzio assordante della proprietà indiana sui fondi europei per il green deal, tutto questo non può che lasciare la comunità locale preoccupata, arrabbiata. Ad ArcelorMittal diciamo perciò che qualunque formulazione elegante i loro avvocati riusciranno a predisporre per l’udienza del prossimo 7 febbraio a Milano, qualunque psicosi collettiva di volesse scatenare sui media in vista delle battute finali con i negoziatori del Governo, qualunque siano le giustificazioni per le dinamiche relative ai rapporti, passati e presenti, con il Governo italiano, con la Regione Puglia, con il Comune di Taranto e con tutti i cittadini, questa ArcelorMittal è diventata sempre meno necessaria per Taranto, per Taranto il suo tentativo resta una fuga, con o senza scudo penale; per i motivi già esposti nella mia audizione alla Camera dei Deputati presso le Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività Produttive), a Taranto una convivenza serena è ben lungi dall’essere realizzata. Lo ha certificato la stessa ArcelorMittal avallando i contenuti della citata memoria. E lo testimoniano quelli che sembrano in questi giorni fenomeni emissivi senza precedenti.
Il lavoro, le bonifiche, il futuro di Taranto non finiscono certo con ArcelorMittal. Il Governo sieda al tavolo forte di questo sentimento dei cittadini e dei lavoratori di Taranto. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che in queste ore incontra la proprietà, è in grado di assumere scelte coraggiose, definitive, perché Taranto non è più disposta a sostenere il peso di accordi al ribasso, non vacilleremo nemmeno innanzi agli esuberi, la comunità non è più nella condizione di ulteriori sacrifici per il sistema Paese, non possiamo più raccontare ai tarantini che quel green deal vale dovunque, fuorché in riva allo Ionio. Arretrerà, anche fisicamente e visivamente lo stabilimento siderurgico, non più la città.
L’Italia sa bene ormai cosa rappresenti l’ex Ilva per la sua vita, ora è il momento di comprendere cosa l’ex Ilva abbia significato nella vita di una intera città, per generazioni. È il momento di dare a Taranto un accordo di programma, un DL strutturale e non palliativo, una valutazione seria del danno sanitario, una prospettiva inequivocabile sulla riconversione tecnologica di quegli impianti, per quanto onerosa e impegnativa possa risultare. Questa è la sequenza che da due anni rivendichiamo, con questa solo ci sarà soddisfazione e si aprirà una nuova fase per le politiche del nostro Paese, per la credibilità delle nostre Istituzioni.”