Taranto – Dramma a Paolo VI: emergono altri dettagli ai microfoni di “Pomeriggio Cinque”
TARANTO – Parlano il fratello e la mamma dell’uomo che domenica, in via XXV aprile, nel quartiere Paolo VI, ha tentato di uccidere i suoi due figli: il maggiore, di 14 anni, accoltellato alla gola con un coltello da cucina di 15 centimetri e la piccola di 6 anni, scaraventata dalla finestra del terzo piano – a 12 metri di altezza – dell’abitazione della nonna dei due piccoli e madre del 49enne attualmente nel carcere “C. Magli” di Taranto.
Il fratello e la madre dell’uomo hanno fornito, questo pomeriggio, alcuni elementi importanti ad un puzzle dell’orrore che ha sconvolto la città e l’Italia intera, ai microfoni di “Pomeriggio Cinque”, la trasmissione di Barbara D’Urso.
Un racconto che si fa sempre più inquietante: durante l’intervista ai microfoni dell’inviata della trasmissione, infatti, la madre dell’uomo racconta che il figlio quel giorno avrebbe minacciato di togliersi la vita, che l’ultima settimana sarebbe stata costellata da litigi con la ex convivente. Quel giorno la ex gli avrebbe inviato un sms, comunicandogli di aver iniziato una relazione con un’altra persona, e quel domino terrificante avrebbe trovato poi il suo epilogo nel dramma noto alle cronache.
Ai microfoni di Canale 5, la madre dell’uomo racconta: “Lui non voleva che il figlio lo denunciasse, ma io ho detto al ragazzo che doveva dire la verità. Se l’è portato con l’inganno in una stradina di campagna e chissà cosa avrebbe potuto fargli. Poi gli ho sentito dire “Se mio figlio mi denuncia, mi butto giù” allora non ci ho visto più e sono scappata a casa di mia sorella, perché ho sentito che lui si doveva buttare e mi son detta, “non ne voglio sapere niente”. Mi sono allontanata, ma non immaginavo che avrebbe buttato giù la bambina. Io vivevo tutti i giorni nel terrore. Avevo paura che venisse ad uccidermi nel letto. Diceva che avrebbe ucciso tutti per la moglie. Mio figlio sicuramente avrà visto qualcosa che non gli piaceva”. Così, con la voce rotta dal pianto e il tono disperato, la mamma del 49enne racconta quel terribile giorno e, quando la giornalista le chiede come trattasse la figlia, la madre dell’uomo risponde: “Bene, mi diceva che dovevo preoccuparmi della bambina. Mi diceva persino, “se mi butto giù dal balcone e vengono i carabinieri, la bambina non darla a lei, tienila tu.” Ma non sapevo cosa avrebbe fatto, pensavo che lui volesse buttarsi giù, quindi gli dicevo, “buttati”, così finisce tutto.”
Parole di grande dolore e di rabbia, frutto di una situazione che vissuta dall’interno, forse appariva al limite della sopportazione ed impossibile da gestire.
La ricostruzione
Quella mattina il figlio quattordicenne viene condotto dal padre in una stradina di campagna, fuori dall’abitazione della nonna, abitazione in cui i due piccoli vivono dalla fine della relazione del figlio con la compagna, essendo affidati alla sua tutela. L’uomo aveva di recente perso la patria potestà.
Arrivati in questa stradina, con un coltello da cucina, l’uomo sferra una coltellata al figlio. Colpo che miracolosamente gli procurerà ferite lievi alla gola, ritenute dai sanitari guaribili in due settimane.
Portato dallo zio – e fratello dell’uomo – al “Moscati”, il 14enne verrà poi soccorso e da lì a poco, arriveranno anche le forze dell’ordine, prontamente allertate dal personale medico. Lo zio del ragazzino resta in caserma per fornire i propri dati, il piccolo è sotto le cure dei sanitari e nel frattempo, l’uomo ancora inferocito si ripresenta a casa della madre, tenendo con sé il coltello in mano.
Nell’abitazione son quasi le 15 di una domenica che nessuno potrà dimenticare: soprattutto da chi a quella scena ha assistito, tentando in tutti i modi di fermare la furia del 49enne.
In casa ci sono la cognata dell’uomo, il nipote e la figlia di 6 anni. L’uomo quella mattina chiamerà più volte il fratello, che lo rassicurerà – il 49 enne teme che suo figlio lo possa denunciare per il ferimento – di star tornando, ma i carabinieri decideranno di intervenire dirigendosi in via XXV aprile.
L’uomo è fuori controllo, si alza di scatto, prende la figlia che è seduta sul divano e con lei in braccio va verso il balcone. La cognata tenta di bloccarlo, di fermare quella follia estrema, ma lui la spintona facendola cadere, ha la meglio. E’ un attimo. La bimba farà un volo dal terzo piano.
La cognata e il nipote dell’uomo, fuggono dall’abitazione temendo a quel punto per la propria vita, allertando immediatamente i soccorsi. Il 49enne resta lì, barricato in casa e con la porta blindata chiusa alle spalle.
Raccapricciante l’immagine che i carabinieri avranno davanti agli occhi: la piccola è immobile, stesa nel sangue. Ma è ancora viva. Trasportata in codice rosso dall’ambulanza al SS. Annunziata. Gli agenti saranno costretti a sfondare la porta, ma l’uomo proverà ad opporre resistenza e sarà necessario utilizzare lo spray al peperoncino per poterlo poi immobilizzare e fermarlo. All’uscita dall’abitazione il 49enne rischierà il linciaggio da parte dei residenti che, sentendo le urla, erano intanto accorsi davanti all’edificio.
Il fratello del 49enne, ai microfoni di Canale 5, racconta che in caserma avrebbe chiesto ai carabinieri di poter tornare nell’abitazione in via XXV aprile “per far ragionare il fratello”. Visibilmente imbarazzata anche la conduttrice, quando l’uomo con fermezza afferma di non essere stato ascoltato dai carabinieri, nella richiesta di poter andare nell’abitazione della madre, per calmare suo fratello.
Intanto, mentre il 49enne è agli arresti nel carcere di Taranto – con l’accusa di duplice tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale; l’uomo verrà ascoltato per la convalida del fermo, dal pm. Filomena Di Tursi – la piccola lotta disperatamente per la sua vita, assistita e monitorata costantemente dai medici di quattro reparti del SS. Annunziata.
I bollettini diramati dalla Asl di Taranto parlano di “trauma cranico con emorragia subaracnoidea diffusa, trauma massiccio facciale e trauma toraco-addominale maggiore per cui nella giornata di domenica è stata sottoposta ad intervento chirurgico urgente di splenectomia, sutura gastrica per lesioni da scoppio, controllo di emorragia epatica e posizionamento di drenaggio pleurico. La piccola, intubata e ventilata meccanicamente con supporto farmacologico dei parametri vitali, permane in uno stato di coma profondo con grave instabilità dei parametri emodinamici. Continua senza sosta il lavoro del team multidisciplinare e lo stretto monitoraggio da parte dei rianimatori e dei chirurghi. La famiglia è assistita dagli psicologi ospedalieri messi in campo dalla Direzione Medica. Grande è l’impegno che l’equipe medica sta profondendo, con dedizione, nella speranza di poter recuperare il più possibile le condizioni vitali della bambina.”
Per la piccola, alle 19 di questa sera è stata organizzata una fiaccolata di preghiera dai i genitori e dagli alunni che dall’ Istituto “Falcone” terminerà nella chiesa “Corpus Domini” a Paolo VI. Perché resista e possa salvarsi.
Una bambina che quel giorno, a 6 anni appena e con la paura impressa negli occhi, ha guardato il papà farle del male in una follia brutale, incomprensibile ed imperdonabile. In un gesto compiuto dalle mani di chi, quei due piccoli avrebbe dovuto invece proteggerli dal resto del mondo.