Venezia- Gastronomici restauri ed orizzonti insaccati: ode alla salsiccia
Lo ammettiamo, abbiamo sbagliato noi. Proprio così. Il nostro errore è l’essere nati in questo tempo ed in questo paese. Il recente restauro del Teatro Italia a Venezia -trasformato per ospitare il supermercato di una nota catena di vendita- pone dei problemi. In questo caso l’edificio -definito come “gioiello del neogotico e del liberty di inizio secolo” – è stato trasformato in un luogo per la vendita di salsicce, salumi in generale, birre e così di seguito; tutto ciò che serve a nutrire il corpo in sostanza. Nulla in contrario sui prodotti naturalmente ma ci chiediamo: è giusto che tutto si trasformi in tutt’altro? E’ giusto cioè che un edificio nato con precise qualità estetiche per ospitare una determinata funzione, soprattutto se culturale, possa diventare altro o meglio qualunque cosa? Esiste un limite alla libertà di trasformazione? A giudicare da ciò che accade pare proprio di no. Sembra infatti si sia confusa la libertà con il libertinaggio e l’uso corretto con l’abuso sfrenato, senza senso. A dire il vero, giocando con quest’ultima parola, di “senso” ne fa davvero molto quella trasformazione. In questi ultimi anni a Venezia in effetti si è avuta una serie di interventi che molto hanno fatto discutere: l’albergo “Santa Chiara” che ha addirittura scatenato la fantasia anche sui social (https://www.facebook.com/Atlante-dei-possibili-Santa-Chiara-1614027652197065/?fref=ts) e il Fondaco dei Tedeschi il cui recente restauro ha modificato in peggio soprattutto il cortile centrale trasformando quest’ultimo da spazio tipico a luogo atipico anzi in un vero e proprio “non luogo” -come lo definirebbe Marc Augè- ovvero quei luoghi senza identità specifica che potrebbero sorgere a qualunque latitudine. E’ questo il significato che si dà alla contemporaneità? A dire il vero, tutte queste operazioni sono perfettamente a norma legge, ma proprio in questa loro legalità esse dimostrano i limiti della legge stessa. Adottare, nella scelta delle destinazioni d’uso, esclusivamente la conformità normativa sarebbe come considerare il David di Michelangelo solo un blocco di marmo pesante circa cinque tonnellate. Il minimo che si dovrebbe chiedere a tutti (tecnici o meno), quando si tratta di cambiare la destinazione d’uso di uno spazio storico, è di gettare almeno un occhio (e che non sia quello di vetro!) oltre il proprio orizzonte. Nel caso specifico di un supermercato hanno deciso invece evidentemente di far limitare l’orizzonte a quello di una salsiccia.
- Fondaco-Tedeschi
- fontego oggi dopo i restauri
- teatro italia 1
- teatro italia 2
Fabio A. Grasso
Le foto del teatro Italia sono di Antonio Maggiotto