Intervento del Consigliere tarantino Liviano su Tempa Rossa.
Cari colleghi consiglieri e amici, prima di entrare nelle valutazioni inerenti lo spinoso argomento all’ordine del giorno, ritengo doveroso e necessario sintetizzare, a beneficio dell’assemblea tutta, in che cosa si sostanzino gli interventi del cosiddetto progetto “TEMPA ROSSA” al fine di meglio riflettere sull’effettiva sussistenza delle paventate ricadute positive occupazionali e di impatto, definito “neutro” o “nullo”, sull’ambiente e sulla salute pubblica, che ne deriverebbero dalla sua realizzazione.
Ricordo a tutti che l’idea di realizzare tale intervento, si può far risalire almeno al 1989, allorché fu scoperto, nella concessione della J.V. Gorgoglione di Corleto Perticara (PZ) in Basilicata, il giacimento conosciuto come “Tempa Rossa”.
Già nei primissimi anni ’90, si diede quindi corpo all’idea che poi indusse l’ENI ad accettare di “ospitare”, solo dal punto di vista infrastrutturale ed impiantistico e non di trattamento, il greggio grezzo in arrivo in raffineria per il tramite di una condotta lunga 136 km che lo avrebbe addotto dal punto di prelievo sino alla raffineria tarantina, al solo scopo di consentirne il trasporto via mare.
Sappiamo tutti che l’operatore incaricato per lo sviluppo del progetto è la “TOTAL E&P Italia” per il 50% (multinazionale del petrolio francese), ma che figurano anche “Mitsui E&P Italia B S.r.l.” (multinazionale nipponica) e la “Shell” (multinazionale inglese), entrambi con il 25%.
Ebbene, il progetto TEMPA ROSSA prevede:
costruzioni ed installazioni da realizzarsi in ambiente marino (cosiddette installazioni off-shore); costruzioni ed installazioni da realizzarsi in ambiente terrestre (cosiddette installazioni on shore). Gli interventi Off-shore (ambiente marino) prevedono il prolungamento del pontile esistente a servizio della Raffineria per una lunghezza totale di circa 355 m lungo il cui sviluppo si costruiranno due nuove grandi piattaforme per il trasferimento del greggio (Val d’Agri e Tempa Rossa) e l’adeguamento dei servizi ausiliari asserviti al pontile (sistemi di monitoraggio, impianti e reti antincendio, ecc).Gli interventi On-shore (ambiente terrestre) prevedono invece la costruzione di due nuovi serbatoi di stoccaggio del greggio grezzo proveniente da “ Tempa Rossa” (Basilicata) per una capacità geometrica totale di 180.000 m3 (un serbatoio da 120.000 m3 + un serbatoio da 60.000 m3), la costruzione di due nuove aree di pompaggio per la spedizione del greggio “Tempa Rossa” e del greggio “Val d’Agri” al nuovo pontile, la costruzione di una nuova linea di trasferimento del greggio “ Tempa Rossa” dai nuovi serbatoi al nuovo pontile, la costruzione di una nuova linea di trasferimento del greggio della Val d’Agri dai serbatoi esistenti al nuovo pontile, la costruzione di un nuovo impianto di pre-raffreddamento del greggio “Tempa Rossa”, la costruzione di due nuovi impianti di recupero vapori per rendere più efficace l’abbattimento dei composti organici volatili (VOC) a integrazione dell’esistente, di cui uno per la gestione dei vapori da caricamento del greggio “ Tempa Rossa” e uno per la gestione dei vapori da caricamento greggio “Val d’Agri” e, infine, l’adeguamento/potenziamento dei servizi ausiliari asserviti alle nuove installazioni on-shore (cioè sistemi di monitoraggio, impianti e reti antincendio, ecc). Questi sono, in sintesi, gli interventi afferenti il progetto “TEMPA ROSSA”.
Dai documenti ufficiali a corredo del progetto, scaricabili peraltro da internet, ho riscontrato come, in effetti, l’adeguamento della Raffineria non preveda un incremento della capacità di lavorazione attuale, ma solo un aumento della capacità di movimentazione del greggio, grazie a quello proveniente solo da “Tempa Rossa” destinato esclusivamente all’export via mare, considerato che la quantità di greggio già proveniente dalla “ Val d’Agri” dovrebbe rimanere invariata.
La sintesi non tecnica del 2011 riporta che “.. Il potenziamento del trasporto ed export dei greggi Val D’Agri e Tempa Rossa si inserisce nei più ampi progetti di sviluppo dei giacimenti petroliferi omonimi, che costituisce una tassello importante nell’ambito delle opere strategiche previste dal piano degli interventi nel comparto energetico a cura del CIPE…”Ribadisco che, attualmente, l’oleodotto asservito alla Raffineria di Taranto è utilizzato per il trasporto del solo greggio “ Val d’Agri”, il quale in parte viene raffinato nelle colonne di distillazione presenti in raffineria ed in parte destinato all’esportazione e che, con l’attuazione del progetto TEMPA ROSSA, si incrementerà, a regime, solo l’attuale capacità di trasporto del greggio, attraverso l’oleodotto, per una quantità pari a 2.700.000 ton/anno il quale, successivamente, verrà esportato via mare.
Per tal ragione, l’incremento del traffico navale nella configurazione futura conseguente al trasferimento e alla spedizione del greggio “Tempa Rossa”, comporterà, nella situazione più conservativa, l’aumento di 90 navi/anno per le attività di carico .Si legge infatti che, con l’impianto terminato e in pieno esercizio, “…. il flusso di materie prime in ingresso al processo rimarrà invariato a quello della configurazione attuale, mentre l’esportazione del greggio aumenterà a regime di circa 2,7 milioni di ton/anno, grazie alla movimentazione del greggio Tempa Rossa…”.
Dai documenti ufficiali si evince, inoltre, che “…Lo sviluppo dei giacimenti Val d’Agri e Tempa Rossa contribuirà a ridurre sensibilmente la bolletta petrolifera italiana. Il buon esito di questo piano di sviluppo, di cui gli interventi presso la Raffineria di Taranto rappresentano una parte essenziale, è dal punto di vista economico assai rilevante sia a livello nazionale che locale e costituisce un tassello importante nell’ambito delle opere strategiche previste dal piano degli interventi nel comparto energetico a cura del CIPE. Inoltre l’aumento della quantità di greggio movimentata via mare, contribuirà ad incrementare l’indotto per l’area portuale di Taranto, supportando le strategie di potenziamento già in atto di quel comparto industriale…”.
Continuando nella lettura degli atti si scopre che “… il cantiere impiegherà circa 53 operatori, tra lavori civili, meccanici ed elettrici…”; tuttavia, terminata la fase di costruzione la quale dovrebbe durare al massimo 36 mesi, le ricadute occupazionali si prospettano del tutto trascurabili.
Approfondendo la questione, mi sono reso conto come l’impatto ambientale più rilevante sia rappresentato dalle emissioni convogliate in atmosfera e generate dalle nuove installazioni dell’impianto di recupero vapori, nonostante l’efficienza di recupero del nuovo sistema venga dichiarato pari al 98%.
Infatti, si legge che “…Le nuove installazioni genereranno emissioni diffuse e fuggitive in corrispondenza delle nuove aree di stoccaggio e in corrispondenza degli accordi flangiati (stazioni di pompaggio, stazione di raffreddamento), aumentando le emissioni diffuse/fuggitive complessive di Raffineria di circa il 11-12%…”. Ancora si legge che “…L’incremento delle emissioni diffuse/fuggitive dall’impianto di trattamento acque può essere considerato trascurabile…”.
Desta perplessità, inoltre, un’ennesima affermazione che appare formulata in modo quasi apodittico, perché non sostanziato da calcolazioni e verifiche probatorie, apparendo più una speranza che altro… . Si dice infatti che “… La ricaduta di tali emissioni interesseranno prevalentemente le aree adiacenti alla Raffineria e non determineranno una variazione significativa dello stato di qualità dell’aria circostante…”, proprio come se l’area della raffineria e la raffineria stessa fossero contenute all’interno di una “bolla miracolosa” all’interno della quale tutte le condizioni meteo climatiche si potessero considerare neutre, costanti ed in perfetto equilibrio!! Praticamente una favola raccontata in un documento tecnico!!
Mi vien da pensare che avrebbe maggiore impatto, rispetto a “TEMPA ROSSA”, una pineta mediterranea lussureggiante posizionata negli stessi luoghi della raffineria che dovrebbero ospitare le opere di “TEMPA ROSSA”, dato che di notte la pineta emetterebbe indubitabilmente anidride carbonica in atmosfera!!
Difatti, cari colleghi consiglieri e amici, in questo scenario dai contorni non definiti si evince, dalla matrice degli impatti attesi contenuta nella “Sintesi non tecnica”, come un tale imponente ed invasivo intervento da quasi 300 Mil. di Euro, ancorché dichiarato strategico per la nazione e configurato, chissà perché, come sostanzialmente positivo per il nostro territorio jonico, risulti praticamente “trasparente”, non determinando, a parere del proponente, nessuna compromissione delle matrici ambientali impattate rispetto alla situazione attuale, oltreché sul sistema antropico, naturalistico e viario.
Da questa matrice si legge come la valutazione del parametro d’interferenza considerato impattante la componente ambientale, sia dichiarato sempre “NEUTRO” o “NULLO”. direzione già stabilita, come se l’ignavia e non l’indignazione per quel che non va, assurga ad elemento fondante della nostra rappresentanza in questo consesso cittadino.
Sono convinto che il progetto “Tempa Rossa”, per sua natura, comporti, inoltre, un evidente incremento del rischio di incidenti rilevanti in aree, come il pontile e l’area di realizzazione dei due serbatoi di stoccaggio, già inclusi nelle zone di danno di 1° e 2° livello dal Piano di Emergenza Esterno (PEE predisposto dalla Prefettura). Sono interessate, in questo, anche le infrastrutture viarie considerate sensibili dal Piano medesimo, come la statale jonica 106 sulla quale grava il rischio di elevata letalità per dispersione di vapori infiammabili e la rete ferroviaria adiacente al parco serbatoi interessato da rischio, sia di inizio che di elevata letalità.
E’ utile ricordare, a tal proposito, che per ben due volte il traffico stradale e ferroviario è stato interrotto sul nostro territorio: il 6 Maggio 2004, in seguito all’esplosione avvenuta nella limitrofa “Hidrochemical”, ed il 1° Maggio 2006, per lo sversamento di ben 30.000 m3 di gasolio da un serbatoio della raffineria.
Va rammentato, infine, come nell’ottobre 2007 undici vagoni di un convoglio trasportante il pericoloso propilene siano deragliati nella stazione di Taranto. Solo il pronto intervento dei vigili del fuoco ha scongiurato una tragedia immane. Si pensi solo che il treno era passato davanti ai serbatoi della raffineria dieci minuti prima.
Ad aggravare le considerazioni testé esposte, si aggiunge anche la mancata redazione della variante urbanistica prevista dal D.M. 9 maggio 2001 (Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante. – Suppl. ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 138 del 10 giugno 2001) e dei piani di emergenza (interno ed esterno) imposti dal D.M. n. 293/2001 per le aree portuali (Regolamento di attuazione della direttiva 96/82/CE, relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose – Gazzetta Ufficiale Italiana n° 165 del 18/07/2001), che pone la vasta area comprendente la raffineria, la statale jonica, la tratta ferroviaria, la strada dei moli e il pontile, in situazione di forte vulnerabilità anche a causa della or ora citata inadempienza amministrativa.
Responsabile della mancata approvazione della variante urbanistica prevista dal D.M. 9 maggio 2001 è, aimè, il Comune di Taranto. Qui ribadisco che tale strumento è necessario per imporre misure e distanze di sicurezza da far osservare a nuovi insediamenti o infrastrutture in relazione alla pericolosità delle industrie presenti e per garantire un’adeguata protezione per gli elementi sensibili al danno ambientale (art.6.1 del D.lgs. n. 334 del 17.08.1999 e ss.mm.ii.- Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incendi rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose – Gazz. Uff. Suppl. Ordin. n° 228 del 28/09/1999 riguardante: AMBIENTE – Sostanze pericolose – Sostanze chimiche, rischi industriali).
Egregi colleghi voglio qui evidenziare anche come il provvedimento di VIA con valenza di AIA, rilasciato dal Ministero dell’Ambiente nel 2011, debba essere rivisto in considerazione del nuovo scenario sanitario scaturito dall’aggiornamento dello studio “Sentieri” e dalla perizia epidemiologica disposta dalla Procura di Taranto nel 2012, oltreché delle recenti osservazioni critiche redatte da Arpa Puglia, della mancata applicazione dell’accordo di programma del 2008 e della mancata presentazione della valutazione di incidenza sanitaria da parte dell’ENI come imposto dalla stessa AIA del 2011.
Concludendo questa breve disamina, vi esplicito le mie considerazioni su quello che ritengo essere un “cavallo di troia” finalizzato all’approvazione exa bruto da parte di questo consesso, al progetto “TEMPA ROSSA”, ovvero la problematica TCT. Difatti si intravede come tale problematica possa essere presa strumentalmente a pretesto da “qualcuno”, per scongiurare l’alienazione di “TEMPA ROSSA” dal Piano Regolatore Portuale (P.R.P.), ovvero dalla variante al P.R.G. e mi spiego meglio. Si percepisce bene un piano strategico che cerca di bloccare, sulla spinta dei forti interessi economici ascrivibili alle multinazionali già citate, degli accordi presi con la regia dei governi precedenti e, pare, ma spero di essere smentito, anchecon l’avallo dell’attuale governo, ogni possibilità da parte della “città”, di potersi sottrarre all’ennesimo cappio messo sul suo collo.
Tutto questo si configura come un vero è proprio ricatto morale e reale che così, riducendolo all’osso, si può esplicitare:
se non fate passare la variante allo strumento urbanistico vigente che include anche le opere afferenti “TEMPA ROSSA”, la TCT andrà via per sempre da Taranto perché non potrebbe sopportare altri ritardi nell’adeguamento del suo Terminal che, in questo caso, sarebbero provocati da un “dichiarato” (e questa è la minaccia..) ritardo per la revisione ed approvazione di un nuovo master plan portuale che non preveda “TEMPA ROSSA”, e la colpa sarà VOSTRA … ovvero nostra!!!
Ritengo che se TCT, come ha già paventato, andrà via, lo farà per ben più seri motivi: il “richiamo” irresistibile dei vantaggi costituiti dall’approdo portuale del “PIREO cinese”.
La questione, posta in questi termini, appare proprio come uno “scacco matto” inferto alla città e pianificato già da anni altrove: insomma un film già visto!!
Cari colleghi consiglieri in virtù di quanto sin ora esposto, vi pongo quindi questa semplice domanda:
PERCHÉ LA CITTÀ, OVVERO TUTTI NOI CHE QUI RIUNITI LA RAPPRESENTIAMO DOVREMMO IMPEGNARCI A DIRE SI A QUESTA AVVENTATA ED INGIUSTIFICATA, PER IL TERRITORIO, REALIZZAZIONE CHE, PER USARE UN EUFEMISMO, COMPLICA SOLO LA VITA AI NOSTRI FIGLI, OFFUSCANDO ANCOR PIU’ IL LORO GIA’ PESANTE FUTURO?
Tutto quanto detto, induce chi vi parla a formulare in modo accorato ed inequivocabile, e invito anche chi mi ascolta a farlo, un netto “NO” al progetto “TEMPA ROSSA” che vedrebbe, se posto in essere, il territorio jonico e la città di Taranto violentati, per l’ennesima volta, nei diritti basilari di difesa delle sue risorse naturali, ambientali e nella salvaguardia della salute dei suoi figli!
Grazie per l’attenzione.