Le morti dell’Ilva sulla coscienza dei politici, le sorti degli operai pure
Se si potesse dare questa volta un premio nobel per il coraggio, lo si dovrebbe dare alla Magistratura tarantina. C’è voluto coraggio, molto coraggio a sequestrare alcuni impianti ed a procedere agli arresti dei massimi esponenti dell’Ilva.
In un momento in cui la crisi economica avrebbe fatto fare patti anche con il diavolo, pur di mantenere integri posti di lavoro, Il giudice di Taranto, Patrizia Todisco, ha disposto il sequestro e quindi la chiusura dell’Ilva perché, secondo l’accusa, causa disastro ambientale.
Finalmente, le anime di tutti quei morti, molti dei quali bambini ammalati di leucemia, avranno potuto vedere la luce e riposare in pace. Bisogna pensare ai vivi, dicono in molti, ai padri di famiglia, a tutti coloro che stanno pagando i mutui, a quanti hanno fatto progetti sul loro futuro, ma siamo sicuri che questa crisi economica avrebbe mantenuto nel tempo intatti tutti questi posti di lavoro?
Il nostro territorio è stato per anni violentato, distrutto. La terra per chilometri e chilometri ha generato solo diossina, migliaia di capi di bestiame sono stati abbattuti. E’ scomparsa l’agricoltura, la zootecnia, i bambini dei tamburi hanno dovuto giocare sugli asfalti micidiali ed ammalarsi. Andate all’ultimo piano dell’ospedale nord. Andate a guardare la morte con i vostri occhi. Sento dire: “Meglio la morte che senza lavoro”. Eppure chi vede un proprio caro ammalarsi è disposto a dare la sua vita per difenderlo.
Penso a tutti i complici dei portatori di morte, alle loro coscienze se i Magistrati riusciranno a dimostrare la loro colpevolezza. Penso a dei Ministri all’ambiente che si sono succeduti negli ultimo vent’anni, (tra questi Pecoraro Scanio), ai vari sindaci e presidenti di provincia, agli assessori e consiglieri regionali e ai presidenti che solo negli ultimi tempi, quando i buoi erano usciti dalla stalla, hanno cercato di chiuderla con qualche provvedimento palliativo. Penso a quei sindaci che si vendevano per un contributo dell’azienda siderurgica a quegli eventi clientelari che venivano organizzati o per il contributo alla squadra di calcio. Penso alle querele ed alle minacce di querela contro chi ha cercato di alzare la voce. Penso alle campagne pubblicitarie che avevano lo scopo di tenersi buona la stampa amica (esclusa la nostra) e ai mancati inviti a testate come Puglia Press che ha sempre avuto una linea editoriale critica. Penso alle gite in fabbrica per far vedere (??) l’azienda e fargli assaporare una dose di inquinamento.
Gli operai sono vittime due volte: una per aver compromesso la loro salute, due per rischiare il posto di lavoro. Se ci sarà un processo dovranno essere i primi a costituirsi parte civile. Cosa sarà ora? Intanto il Governo nazionale deve prendersi cura di tutti gli operai. Per i prossimi dieci anni si possono mantenere integri i posti di lavoro procedendo alle bonifiche ambientali. Sarà difficile che ci possa essere una conversione industriale come è avvenuto in altre città del mondo. E’ discutibile far gestire i soldi nazionali per la bonifica dalla Regione Puglia. Se vengono utilizzati nello stesso modo in cui sono usati quelli della Sanità non c’è da stare tranquilli. Il futuro di Taranto è iniziato oggi e probabilmente bisognerà dire grazie a Patrizia Todisco.
Antonio Rubino