La notizia non è uguale per tutti: Chiarelli non è Stefano

Avv. Gianfranco Chiarelli
- dott. Ezio Stefano
Solo la Gazzetta del Mezzogiorno, ieri, ha riportato la rivelazione, durante l’interrogatorio che il collaboratore di giustizia (che per la verità si definisce solo dichiarante) Mario Babuscio sarebbe stato aiutato dal sindaco di Taranto Ezio Stefano per ottenere in gestione il bar dell’ospedale. Secondo la Gazzetta che avrebbe letto l’interrogatorio, il boss Babuscio sarebbe stato accompagnato all’ASL dal segretario del primo cittadino. Sentito, Stefano avrebbe detto: “Si, conosco Babuscio, mi fu presentato durante la campagna elettorale in un mercato della Salinella quando andavo in giro con Gaetano Carrozzo (l’ex vice sindaco di Taranto)”. Carrozzo, dalle dichiarazioni di Babuscia, è lo stesso politico che gli avrebbe indicato il Consigliere regionale martinese, probabilmente per una campagna elettorale fatta di affissioni proibite e volantinaggio. Lo stesso Babuscia avrebbe poi detto di non aver mai parlato con Chiarelli. Riemerge il dubbio di ‘ presunti voti di scambio ’ che, come abbiamo già avuto modo di dire, è un reato piuttosto discutibile, in quanto è difficile capire quale sia quello legale e quello illegale. E’ voto di scambio la classica cena alla vigilia del voto, oppure commissionare a personaggi con noti precedenti penali l’affissione dei manifesti o la distribuzione dei volantini? Oppure è legale la promessa di posti di lavoro o interventi vari presso le pubbliche amministrazioni? Pare davvero difficile pensare a chi, in un modo o nell’altro, per avere un voto non prometta qualcosa o faccia qualcosa. Era notorio a Martina l’attività di alcuni politici che, per i propri elettori, andava all’anagrafe per fargli ottenere un qualsiasi certificato, senza fare la fila o magari perdere la giornata di lavoro, quando si trattava di gente che stava in campagna. Sono anche questi voti di scambio? Eppoi, c’è davvero la certezza che una promessa di voto corrisponda davvero al voto? Solo la foto nell’urna potrebbe darne certezza e, nonostante ciò sia avvenuto, in alcuni casi (Massafra) in flagranza di reato, non mi risulta abbia comportato conseguenze, oltre una semplice denuncia, sia per chi lo ha fotografato, sia per colui che è stato il beneficiario del voto. Ora, non è l’ennesima rivelazione di Babuscia il tema di questo articolo. La stessa opinione che, a Chiarelli fosse un colpo politico piuttosto che di mera notizia di cronaca, è la stessa che abbiamo nei confronti del Sindaco di Taranto che rimane a nostro giudizio al di sopra di ogni sospetto. Ma quello sul quale vogliamo riflettere è il modo con il quale è stata trattata la notizia. Quella di Chiarelli girò tutte le redazioni nello stesso momento, sicuramente ‘favorita’ da qualcuno che aveva interesse a farlo, altrimenti non si spiegherebbe che tutte quante, nel medesimo momento, ne venissero a conoscenza. Quella di Stefano ne è la riprova: la notizia è stata pubblicata solo dalla Gazzetta, perché probabilmente non c’è stato chi avesse interesse che avvenisse diversamente. Stefano è stato trattato diversamente da Chiarelli. La notizia di Stefano, rilevante giornalisticamente quanto quella del Consigliere regionale, è stata pubblicata nella cronaca di Taranto, quella di Chiarelli sulle prime pagine con tutti i toni immaginabili. Il reato ipotizzabile potrebbe essere lo stesso, ma Chiarelli quasi, quasi, è stato fatto passare per mafioso. La convinzione che diventa ancor più forte è che si stia giocando una partita politica senza esclusione di colpi. Chiarelli è stato il più votato nell’intera provincia di Taranto e potrebbe essere influente per la scelta delle candidature a Martina e a Taranto, nelle prossime amministrative, soprattutto se la convalescenza di Pietro Franzoso sarà piuttosto lunga, mentre Stefano è il candidato che sta cercando di evitare le primarie. Un autorevole giornalista (il più importante che abbiamo), in una conversazione mi ha detto: “Quello di Chiarelli, al di là del personaggio politico, è un attacco a Martina. Oramai la nostra città non conta più nulla e la si vuole far contare ancora meno”. Riflettiamoci. E’ l’unica cosa che possiamo fare.
Antonio Rubino