Caso Cucchi. Chiesto il rinvio a giudizio per i cinque Carabinieri, ma bisogna attendere l’udienza preliminare.
A cura di Elena Ricci
Il 17 gennaio scorso ai Carabinieri oggi indagati negli ambiti dell’inchiesta bis relativa alla morte di Stefano Cucchi, è stato notificato l’avviso di conclusione indagini preliminari con relativi reati contestati. Accuse, lo ricordiamo, diverse da quelle di partenza, e in contrasto – sembrerebbe – con quanto accertato dalla perizia eseguita dal collegio di periti guidati dal professor Francesco Introna in fase di incidente probatorio. Ai Carabinieri Roberto Mandolini e Vincenzo Nicolardi il reato contestato in partenza era quello di falsa testimonianza, ora divenuto calunnia e falso in verbale d’arresto per il primo e solo calunnia per il secondo. I tre carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, erano invece accusati di lesioni lievi aggravate dallo stato di detenzione. Il reato ora contestato è quello di omicidio preterintenzionale aggravato dall’abuso di potere (per il brindisino Tedesco anche l’accusa di calunnia e falso in verbale d’arresto).
Un’accusa, quella di omicidio preterintenzionale – torniamo a ribadire – contrastante con gli esiti della perizia che oltre a non contemplare le lesioni come causa o concausa di morte, non forniscono un’esatta causa del decesso. E come ci dichiarò in un’intervista l’avvocato Eugenio Pini (legale del Vice Brigadiere Tedesco) l’accertamento della causa della morte è un elemento imprescindibile nella contestazione del reato di omicidio.
Sono trascorsi i venti giorni in cui gli indagati – dopo la notifica di conclusione indagini preliminari – hanno la facoltà di presentare memorie difensive, di richiedere interrogatori o indagini suppletive al Pubblico Ministero. Trascorsi questi venti giorni il Pubblico Ministero ritenuti validi e sufficienti gli elementi a sostegno dell’accusa nelle successive fasi di giudizio, raccolti durante la fase di indagini preliminari, chiede il rinvio a giudizio.
Questo in sostanza, è quanto successo oggi. La prassi, dunque. E’ stato chiesto dal PM di rinviare a giudizio i cinque Carabinieri con i relativi capi di imputazione.
E’ facile cadere nell’errore, strumentalizzare o ancora peggio, attuare una gogna mediatica preventiva, sminuendo l’ordinario e attento lavoro della Procura di Roma. Ancora nessuno è andato a processo. Questo sarà deciso nella fase successiva davanti al Giudice dell’Udienza Preliminare (Gup) il quale è chiamato a determinare la fondatezza o meno dell’ipotesi accusatoria formulata dal PM, con conseguente disposizione del decreto di rinvio a giudizio o con sentenza di non luogo a procedere.
Elena Ricci